reg. 5
1627 - 1628
Lettera di complimento.
1627 aprile 29
Documento autografo.
Trascrizione: Conforme alla promessa fattami, per la grati.ma di V. S. M. Ill.re vengo con´ queste due righe a ricordargli la Carità che di poi la Morte della B. M. della sua Sig.ra zia promesse farmi per sua gratia e non per nessun´ merito mio di darmi quell´amorevolenza che dava a lei lassatagli dalla B. M del suo Sig.re per [padre] Invero se gli piacessi in perpetuo gli resterò hobblighati.ma con preghare si come faccio sempre nostro Sig.re per ogni sua Maggior felicità e grandezza e si degnerà pigliar questa [poche] cose per cortesia per il molto che gli devo e quando che a ricevuto questa mia mi sarebbe favore il saperlo e mi scusi e perdoni e Facci capitali di me e facci mia racc.ne a tutti [...]
reg. 7
sec. XVII
39 lettere inviate da Caterina Forna Estense Tassoni al cardinale Giulio Sacchetti in previsione del matrimonio tra Beatrice Tassoni e Giovanni Francesco Sacchetti. La donna gestì le trattative del matrimonio della figlia indirizzandosi alla figura di spicco della famiglia Sacchetti, il cardinale Giulio, non abbandonando mai la speranza della buona riuscita del "negozio".
1628 settembre 29 - 1631 gennaio 1Documento autografo.
Le missive di Caterina Forna Tassoni, in buono stato di conservazione, furono in prevalenza scritte di sua stessa mano; tuttavia, nella scrittura di denotano incertezze di forma e di grammatica.
Trascrizione: Gorzano, 29 settembre 1628 "[...] il nuovo favore della lettera di V. S. Ill.ma delli 26 e dell´assenza del S. Principe [il duca D´Este] che io intendo anche essere amalato sento dispiacer grande per la dilazione che ne patisce il nostro negotio del quale havendomi scritto il suo M.ro di camera le ho risposto che la secretezza è necessariss.ma e sento gusto d´haverle ciò scritto per essermi conformata col parere di V. S. Ill.ma prima di veder la sua lettera conservero in eterno la memoria delle infinite mie obbl.ni con V. S. [...]". Gorzano, 8 ottobre 1628 "[...]Dopo haver scritto a V. S. Ill.ma un altra mia, mi è stata resa la sua per risposta della quale le dico che a me ancora è stata significata hoggi la rissolutione del Signor Principe onde non stimo se non bene anche l´esecutione di quella di V. S. Ill.ma in quella maniera che se degnata di participarmi accertandola che io sono pront.ma sempre a far tutto quello che la prudenza sua stimerà profittevole per la buona conclusione di questo neg.o[...]". Modena, 28 maggio 1629 "[...] Vengo con questa mia a darle parte come il Ser. mo S.r Duca [Cesare D´Este] dopo di avermi esortato molto a dare la Beatrice al Signor Marchese Rovina io sempre li dissi che mi perdonasse che cio non volevo fare come più a pieno li dirà il Vignadini finalmente dice che già mi vedeva così risoluta non mi voleva forsare e che lo faria sapere a deto Marchese che si levase di questa speranza dopo questo li representai il mio desiderio di darla al fratello di Vostra Signoria Illustrissima et Sua Altezza mi dice che aveva molti vasali che la pretendevano et che si representavano che non era solito de principi lasciar uscire tutte le bone doti fori delo stato con molte altre ragioni dopo molte parole mi dice che si contentava ma che aveva deto sempre che non voleva darla se non a persone che venesero ad abitar qui e però che il Signor Gian Francesco comprase un feudo sul stato [...]. 17 novembre 1630 "Qui congionta sarà la copia della lettera che mi ha scrito il duca di Modena [Francesco d´Este] e io li ho dato per risposta che conforme alla gratia che mi a fata stablirio il negotio. Ora toca a Vostra Eminenza a comandare ciò che vole che ci facia[...] [copia del placet di Francesco D´Este] Gli uffici del S.r Cardinale Barberino, haveranno in ogni tempo appresso di noi singolare autorità, et al merito del S.r Cardinale legato di Ferrara saranno sempre corrispondenti gli effetti della nostra osservanza. In grazia del primo, et à richiesta secondariam.te del secondo ci concentriamo che V. S. tratti e stabilisca l´Accasamento della S.ra Beatrice sua figlia col S.r Gio. Franc.co Sacchetti, et à questo beneplacito tanto più volentieri occorre la nostra volontà quanto sappiamo di secondare ancora la soddisfatione vi V.S. Altro non resta se non che preghiamo Dio, che le sue contintezze si facciano sempre maggiori, mentre Noi le baciamo per fine le mani. Di Rivalta il primo di novembre 1630. Francesco D´Este " Gorzano, 29 settembre 1628 "[...] il nuovo favore della lettera di V. S. Ill.ma delli 26 e dell´assenza del S. Principe [il duca D´Este] che io intendo anche essere amalato sento dispiacer grande per la dilazione che ne patisce il nostro negotio del quale havendomi scritto il suo M.ro di camera le ho risposto che la secretezza è necessariss.ma e sento gusto d´haverle ciò scritto per essermi conformata col parere di V. S. Ill.ma prima di veder la sua lettera conservero in eterno la memoria delle infinite mie obbl.ni con V. S. [...]". Gorzano, 8 ottobre 1628 "[...]Dopo haver scritto a V. S. Ill.ma un altra mia, mi è stata resa la sua per risposta della quale le dico che a me ancora è stata significata hoggi la rissolutione del Signor Principe onde non stimo se non bene anche l´esecutione di quella di V. S. Ill.ma in quella maniera che se degnata di participarmi accertandola che io sono pront.ma sempre a far tutto quello che la prudenza sua stimerà profittevole per la buona conclusione di questo neg.o[...]". Modena, 28 maggio 1629 "[...] Vengo con questa mia a darle parte come il Ser. mo S.r Duca [Cesare D´Este] dopo di avermi esortato molto a dare la Beatrice al Signor Marchese Rovina io sempre li dissi che mi perdonasse che cio non volevo fare come più a pieno li dirà il Vignadini finalmente dice che già mi vedeva così risoluta non mi voleva forsare e che lo faria sapere a deto Marchese che si levase di questa speranza dopo questo li representai il mio desiderio di darla al fratello di Vostra Signoria Illustrissima et Sua Altezza mi dice che aveva molti vasali che la pretendevano et che si representavano che non era solito de principi lasciar uscire tutte le bone doti fori delo stato con molte altre ragioni dopo molte parole mi dice che si contentava ma che aveva deto sempre che non voleva darla se non a persone che venesero ad abitar qui e però che il Signor Gian Francesco comprase un feudo sul stato [...]. 17 novembre 1630 "Qui congionta sarà la copia della lettera che mi ha scrito il duca di Modena [Francesco d´Este] e io li ho dato per risposta che conforme alla gratia che mi a fata stablirio il negotio. Ora toca a Vostra Eminenza a comandare ciò che vole che ci facia[...] [copia del placet di Francesco D´Este] Gli uffici del S.r Cardinale Barberino, haveranno in ogni tempo appresso di noi singolare autorità, et al merito del S.r Cardinale legato di Ferrara saranno sempre corrispondenti gli effetti della nostra osservanza. In grazia del primo, et à richiesta secondariam.te del secondo ci concentriamo che V. S. tratti e stabilisca l´Accasamento della S.ra Beatrice sua figlia col S.r Gio. Franc.co Sacchetti, et à questo beneplacito tanto più volentieri occorre la nostra volontà quanto sappiamo di secondare ancora la soddisfatione vi V.S. Altro non resta se non che preghiamo Dio, che le sue contintezze si facciano sempre maggiori, mentre Noi le baciamo per fine le mani. Di Rivalta il primo di novembre 1630. Francesco D´Este"
b. 16, fasc.8
sec. XVI
5 lettere assai lunghe e dettagliate. L´assenza del marito aveva reso Isabella la sola responsabile della loro tenuta di campagna. Ella, come si evince dalle lettere, assume il controllo delle numerose attività agricole di Poppiano riferendo sempre con precisione al consorte notizie circa l´andamento delle attività economiche, la necessità di effettuare la manutenzione agli immobili, le condizioni di salute sue, dei familiari e dei dipendenti, i piccoli dettagli della vita domestica, dimostrando di avere sempre in pugno la situazione patrimoniale e di saper gestire con determinazione anche situazioni familiari impegnative.
1535 luglio 5 - 1543 gennaio 9
Delega di scrittura.
1 opuscolo stampato, con una copertina rossa, intitolato "Per le Nozze Martelli - Guicciardini, lettere di Isabella Guicciardini al marito Luigi negli anni 1535- 1542", donato alla giovane Annette Guicciardini dalla madre in occasione delle sue nozze nel 1883.
Note: Nel testo viene indicato che la copia originale delle lettere si trova all´interno delle "carte Strozziane del R. Archivio di Stato in Firenze".
Trascrizione: "Poppiano, 6 agosto 1535. Carissimo Luigi, ho avuto con piacere la vostra del 29 del passato, che troppo mi pareva essere istata senza vostre lettere. La stanza qui è bella e piaceci; ma ci sono caldi grandissimi, e col sole non si può uscire di casa e poca via andare, che non sudi si forte. El grano è imbucato la maggior parte, ché comincia a riscaldare [....]. La Simona dice vi scriverà. Gli occhi suoi non sono ben guariti, la mattina sono rossi e grossi, più che l´ordinario negli orli loro, e tutto istimo venga da superfruità e superchio di sangue mal purgato. Dé pesci non si è presi [...], perché mi paiono questi lavoratori tanto infaccendati da sera e mattina che io non ho volsuto affaticargli[...] Ora bisognerà pensare alla vendemmia. Bisogna ricerchiare qualche tino[...]. Vedrò ora di condurre e ordinare queste faccende, se io potrò; ma dubito che la partita mia non empedisca, perché l´ordinare e non ci essere, non riesce; e se lo avessi visto e pensato a tante cose che io veggo da fare non so se io m´avessi ordinata questa gita [...]. Del cacio s´è condotto el migliore, cioè el primaticcio, in Firenze; quello mi trovo qui non è molto bello. Avrei caro sapere quante coppie ne vorresti, e così in digrosso quante libbre, che lo iscierò del meglio[...]. Ho fatto l´ambasciata vostra à lavoratori. E' figli non hanno pidocchi; so ispenti. E' melaranci sotto la grotta ve n´è parecchi che ànno messo, quegli dé noccioli v´è due, gli altri sono secchi: hogli fatti alcuna volta annaffiare. Io non dirò per questo altro.[...]. Poppiano, 12 e 13 dicembre 1542. Carissimo Luigi [...] abbiàno da ringraziare Idio siate riuscito a bene assai presto dalla malattia mi contate avere auta, che non pare fussi piccola importanza[...] Circa la gora è pescaioli non vi sono istata e non posso dirvi a punto dove sieno. Solo vi dirò che iò mandai per quel mugnaio da Castelfiorentini, che ispesso veniva in Firenze a voi, che à nome Michele e chiamasi Ispina d´oro di sopranome, e parmi persona molto pratica con questi fiumi e dassai persona; e lui dette el disegno della gora e dé pescaioli: disse che per quest´anno non si pensassi facesse danno [...]. E´ vini bianchi stanno bene: el maggior male ci sia è che sono pochi, e non buoni come sogliono. A´ lavoratori ho fatto l´ambasciata vostra: dicono, gli acquai e ogni altra cosa istar bene, e che ànno cura è bestiami no paschino dove dite. [....] questo Lotti parla poco, e poche volte io l´ò visto: par sensata persona. Bisogna giudicare alla giornata; come dice el proverbio, non ti conosco se non ti maneggio: e puossi male vedere se non si prova [... ]Parmi che vi rincresca molto le faccende e la stanza ( l´uffizio e la dimora a Castrocaro di Romagna dove l´uomo era commissario.), che v´andasti così con fastidio e malvolentieri, e penso v´abbi a rincrescere tutto questo tempo: ma vorrei che voi facessi come voi dite a me che io facci io, che voi pigliassi coteste faccende per piacere. Pensate voi che io abbi un gran contento e ispasso, trovarmi qui co due fanticelle, e poco altri rivedere e con altri parlare, e 'l più del tempo iscrivere, e pagare opere, e vendere, e tener conti? E tutte queste faccende rincrescono alle persone di tempo. Bisogna in questo mondo; chi ci vuole avere contenti, pigliarsi piacere delle cose che dispiacciono, altrimenti si starebbe sempre in termento; e pensare che 'l tempo vola, chè siamo già al terso di questo camino. Io vo ispesso a vedere ser Antonio; e quando io lo veggo in quelle pene, mi pare essere una signora, pensando che posso dormire e mangiare e avere qualche riposo. Pertanto, quando siàno a questo, ringràziano Idio [...]. Firenze, 9 gennaio 1543. Carissimo Luigi, [... ]vi dirò come domani sarà otto giorni che io tornai da Popiano: e là su mi governai co riposo e buona vita, con pollo pesto e istillato; e migliorai tanto che parve a Messere e a Bongianni che io venissi pensando che l´accidente mi fussi tornato sarei istata in peggior grado.[ ...] e pensate che el travaglio del partire, e la mutazione della aria, e molte visitazione, mi parse fermasi el miglioramento. E istommi così trista per camera, come molte volte m´avete vista, con debolezza di capo, occupazione di cuore [ ... ] debilità di matrice; che el corpo la gamba e 'l cuore, tutto questo lato manco mi sento travagliato; con poco gusto del cibo: el vino mi piace, e assai ne piglio conforto; e sono buoni, come da Cavalcante intenderete, che tutti di villa e di firenza gli ha assaggiati, bianchi e vermigli[...]".
b. 16, fasc.30
secc. XVIII - XIX
Maddalena Sacchetti Azan informa l'agente di Roma, il signor Corsi, della recente morte del marito Giulio, gravemente ammalato da mesi. Ella afferma di aver ricevuto la tutela dei figli, secondo le sue ultime volontà del marito. Maddalena comunica al Corsi le sue nuove mansioni tra cui la gestione degli affari di famiglia fino al momento in cui i ragazzi non avranno raggiunto la maggior età.
1782 dicembre 20
Documento autografo.
In francese.
Trascrizione: "Je viens Monsieur vous annoncer la perte [...] que j'ai faite samedi dernier, j'ai perdu le meilleur des époux e le plus tendre des péres [...]"
5 lettere inviate alla marchesa da madame Savi, madame Saugan e mademoiselle Saler. Il tono della lettere è confidenziale e affettuoso. In particolare, nella lettera proveniente da La Ciotat (20 ottobre 1783) l'autrice madame Saugan chiama la marchesa "ma chère soeur" e la informa della morte di una sua cugina, Vittoria Azan, colpita da febbre maligna. Alla comunicazione della donna fa seguito un breve saluto della madre della marchesa Maddalena, Anne Arbaud.
1783 aprile 6 - 1783 ottobre 20
Documento autografo.
In lingua francese. La grafia della lettera del 20 ottobre 1783 risulta essere stentata e quasi incomprensibile.
12 lettere. In alcune si fa riferimento al futuro matrimonio tra "Cleliuccia" Sacchetti, figlia di Scipione, e il conte Francesco della Vipera. Clelia, da quanto risulta dalla corrispondenza, sembra aver rivestito il ruolo decisivo dell´ intermediario tra le due famiglie. Essa informa puntualmente il fratello riguardo alle qualità della famiglia del futuro sposo, alle loro rendite e al funzionamento del Codice Napoleonico che impone delle regole precise sull´assegnazione della dote. Il coinvolgimento della donna è motivato dal fatto che la giovane Cleliuccia, una volta sposata, andrà ad abitare vicino alla residenza della zia, nella "Maison del la Viperesca", dimora della famiglia dello sposo.
1812 agosto 2 - 1814 agosto 24
Documento autografo.
E' interessante notare come nel corso del carteggio, Clelia e Scipione comunicarono sempre in francese. Le lettere scritte da Clelia raramente sono brevi, la sua fitta scrittura, vergata con inchiostro marrone, spesso ricopre interamente le pagine e, il modulo piccolo da essa adottato, ne rende difficoltosa la lettura.
Trascrizione: Benevento, 9 agosto 1812. " Mon très cher frère [...] Je [prouvais ] bien la difficulté que vous avez à ne pas encore sortir du convent Cleliuccia, comme elle n´a jamais eu l´intention de se fixer dans la solitude, il faudrait pouvoir lui trouver un [partie] convenable puis quelle est en age de s´ [établir] ; mais nous sommes dans un [temps] ou cela est difficile et ou les bons partis sont rares, on peut pourtant trouver quelque occasion [...] ". Benevento, 3 0ttobre 1812. " La personne que j´ai chargée de notre affaire me la remise hier et je te l´envoie dans cette lettre, tu y verrai [...] toutes les rentes que les poids de cette maison, c´est la vérité, tu y verras ce que lui reste net [...] comme je puis t´en assurer peut bien faire vivre a Benevento une famille commodément, sur tous quand on ajouteras a cette rente les fruits d´une dote très signifiante [...] " Benevento, 18 ottobre 1812. " Mon très cher frère[...] je profiterai néanmoins du courrier d´aujourd´hui pour te donner de nouveau des mes nouvelles et en même temps pour t´envoyer des éclaircissements que tu m´a demandé pour notre affaire, nous ne voulons que t´exposer la simple vérité pour que tu puisse faire ce qui tu jugerai le plus à propos pour le bonheur de ma chère nièce qui je désire autant que vous, tu verras que pour ce qui regarde le Code Napoléon, les choses sont ici différentes, fixant la dote des filles et cela nous en sommes témoins tous les jours dans les mariages, qui se conclue ou l´on donne la simple dote aux d´elles qui font ensuite la renonce et pour preuve, une maison très riche de nos voisines de personnes civiles viens marier deux filles et quoique le Père fut mort depuis deux ans sans tester les demoiselles ont eu chaque leur dote. Pour le point de la dote di m.lle de la Vipera tu vois qui ce n´est pas une grand chose n´étant que 5000 mille Ducati dont on paye le 4 pour cent[...] ". Benevento, 24 ottobre 1812. " Je vois que tu est porté a décider en faveur de la maison de La V[iperesca], mais ce que est un obstacle pour toi est la modicité de la rente, à cela je ne fais que te dire de nouveau quelle est suffisante pour vivre commodément et qui, et que cette maison a toujours fait sa figure comme les autres." Benevento, 9 gennaio 1813. "[...] Le jeune homme n´est point d´un figure désagréable, au contraire il a un air doux, il est bien fait seulement un peu timide mais bien élevé et d´un naturel bien capable de rendre une femme heureuse " Benevento, 9 agosto 1812. " Mon très cher frère [...] Je [prouvais ] bien la difficulté que vous avez à ne pas encore sortir du convent Cleliuccia, comme elle n´a jamais eu l´intention de se fixer dans la solitude, il faudrait pouvoir lui trouver un [partie] convenable puis quelle est en age de s´ [établir] ; mais nous sommes dans un [temps] ou cela est difficile et ou les bons partis sont rares, on peut pourtant trouver quelque occasion [...] ". Benevento, 3 0ttobre 1812. " La personne que j´ai chargée de notre affaire me la remise hier et je te l´envoie dans cette lettre, tu y verrai [...] toutes les rentes que les poids de cette maison, c´est la vérité, tu y verras ce que lui reste net [...] comme je puis t´en assurer peut bien faire vivre a Benevento une famille commodément, sur tous quand on ajouteras a cette rente les fruits d´une dote très signifiante [...] " Benevento, 18 ottobre 1812. " Mon très cher frère[...] je profiterai néanmoins du courrier d´aujourd´hui pour te donner de nouveau des mes nouvelles et en même temps pour t´envoyer des éclaircissements que tu m´a demandé pour notre affaire, nous ne voulons que t´exposer la simple vérité pour que tu puisse faire ce qui tu jugerai le plus à propos pour le bonheur de ma chère nièce qui je désire autant que vous, tu verras que pour ce qui regarde le Code Napoléon, les choses sont ici différentes, fixant la dote des filles et cela nous en sommes témoins tous les jours dans les mariages, qui se conclue ou l´on donne la simple dote aux d´elles qui font ensuite la renonce et pour preuve, une maison très riche de nos voisines de personnes civiles viens marier deux filles et quoique le Père fut mort depuis deux ans sans tester les demoiselles ont eu chaque leur dote. Pour le point de la dote di m.lle de la Vipera tu vois qui ce n´est pas une grand chose n´étant que 5000 mille Ducati dont on paye le 4 pour cent[...] ". Benevento, 24 ottobre 1812. " Je vois que tu est porté a décider en faveur de la maison de La V[iperesca], mais ce que est un obstacle pour toi est la modicité de la rente, à cela je ne fais que te dire de nouveau quelle est suffisante pour vivre commodément et qui, et que cette maison a toujours fait sa figure comme les autres." Benevento, 9 gennaio 1813. "[...] Le jeune homme n´est point d´un figure désagréable, au contraire il a un air doux, il est bien fait seulement un peu timide mais bien élevé et d´un naturel bien capable de rendre une femme heureuse " Benevento, 9 agosto 1812. " Mon très cher frère [...] Je [prouvais ] bien la difficulté que vous avez à ne pas encore sortir du convent Cleliuccia, comme elle n´a jamais eu l´intention de se fixer dans la solitude, il faudrait pouvoir lui trouver un [partie] convenable puis quelle est en age de s´ [établir] ; mais nous sommes dans un [temps] ou cela est difficile et ou les bons partis sont rares, on peut pourtant trouver quelque occasion [...] ". Benevento, 3 0ttobre 1812. " La personne que j´ai chargée de notre affaire me la remise hier et je te l´envoie dans cette lettre, tu y verrai [...] toutes les rentes que les poids de cette maison, c´est la vérité, tu y verras ce que lui reste net [...] comme je puis t´en assurer peut bien faire vivre a Benevento une famille commodément, sur tous quand on ajouteras a cette rente les fruits d´une dote très signifiante [...] " Benevento, 18 ottobre 1812. " Mon très cher frère[...] je profiterai néanmoins du courrier d´aujourd´hui pour te donner de nouveau des mes nouvelles et en même temps pour t´envoyer des éclaircissements que tu m´a demandé pour notre affaire, nous ne voulons que t´exposer la simple vérité pour que tu puisse faire ce qui tu jugerai le plus à propos pour le bonheur de ma chère nièce qui je désire autant que vous, tu verras que pour ce qui regarde le Code Napoléon, les choses sont ici différentes, fixant la dote des filles et cela nous en sommes témoins tous les jours dans les mariages, qui se conclue ou l´on donne la simple dote aux d´elles qui font ensuite la renonce et pour preuve, une maison très riche de nos voisines de personnes civiles viens marier deux filles et quoique le Père fut mort depuis deux ans sans tester les demoiselles ont eu chaque leur dote. Pour le point de la dote di m.lle de la Vipera tu vois qui ce n´est pas une grand chose n´étant que 5000 mille Ducati dont on paye le 4 pour cent[...] ". Benevento, 24 ottobre 1812. " Je vois que tu est porté a décider en faveur de la maison de La V[iperesca], mais ce que est un obstacle pour toi est la modicité de la rente, à cela je ne fais que te dire de nouveau quelle est suffisante pour vivre commodément et qui, et que cette maison a toujours fait sa figure comme les autres." Benevento, 9 gennaio 1813. "[...] Le jeune homme n´est point d´un figure désagréable, au contraire il a un air doux, il est bien fait seulement un peu timide mais bien élevé et d´un naturel bien capable de rendre une femme heureuse "
b.16, fasc.101
sec. XIX
I pensieri e gli aforismi di Beatrice Sacchetti Orsini sono contenuti all'interno di 3 quaderni. Beatrice è l'autrice di molti degli aforismi e dei pensieri presenti nei quaderni. In alcuni casi l'autore è citato alla fine del brano: Mathilde Bourdon, s. Agostino, s. Francesco di Sales. Dai diari emerge la figura di una donna molto devota e religiosa che però lascia trasparire la necessità e il bisogno di essere supportata e capita. Necessità che emerge nel momento in cui l'autrice riflette sulla propria esperienza matrimoniale, rimpiangendo gli entusiasmi, le speranze e gli slanci affettivi dei primi tempi del suo matrimonio, ormai assopiti dopo tanti anni di convivenza.
[1871] - [1883]
Solo uno dei 3 quaderni ci permette di risalire al tempo in cui le riflessioni
vennero scritte.
Documento autografo.
La documentazione è composta da 3 piccoli quaderni: 1 di colore blu, 1 rosso e 1 chiuso con un lucchetto. La predominanza del francese sull'italiano testimonia la familiarità dell´autrice con questa lingua. I pensieri conservati nel diario ricoprono un arco molto vasto della sua vita; le ultime riflessioni, composte durante la sua vecchiaia, denotano l'evolversi di una scrittura stanca caratterizzata da un tratto duro, che presenta meno rotondità.
Trascrizione: "17 gennaio 1872. La pazienza ha un limite in chi non è perfetto.B. Sacchetti. 21 luglio Porto d´Anzio 1873. Ho sempre attribuita una grande importanza a quanto chiamasi volgarmente le piccole cose; certe delicate attenzioni , quando sono incessanti, vi provano che vivete costantemente nel pensiero di chi le pratica. Le Occasioni in cui si possono dar prove d´immenso affetto con qualche atto luminoso sono si rare che dobbiamo contentarci, se è lecita una tal frase, della moneta corrente di questa devozione del cuore. Quelli che si serbano a dare prova sol nelle circostanze straordinarie pare vi dicano: annegatevi, gettatevi in mezzo alle fiamme, e vedrete allora che cosa sono buono di fare per voi. B Sacchetti. 23 luglio Porto d´ Anzio. Quanti uomini, dissi a me stessa, nei dì successivi alla celebrazione delle nozze, sostituiscono di improvviso tutta la trasandatura del più non curante egoismo ai delicati riguardi del giorno innanzi. Ah ! gli uomini, per sottrarsi a certe schiavitù, anche soavi in se stesse, per vivere come sogliono dire, senza fastidi, non sanno di quali dolcezze incantevoli si privano per tutta la vita; non comprendono come il matrimonio divenga un´esistenza monotona, triviale, spesse volte intollerabile, per l´interrotta contenuità di quelle squisite premure di què vezzi galanti, di quelle misteriose delicatezze che sono il condimento del vincolo coniugale. Non comprendono come da giuste sollecitudini, in apparenza si tenui, dipendano la felicità, la calma del rimanente dei loro giorni. Non sentono finalmente a quale accorante umiliazione condannino una donna dal momento in cui la costringono a chiedere a sé medesime se il titolo di sposa le ha fruttato questo repentino trapasso dalle più tenere premure alla fredda non curanza. Non sentono di qual generosa rassegnazione debba essere dotata una Moglie per non intuire il fatale confronto tra i delicati riguardi che le vengono usati da chi non ha da esser nulla per lei... e la trascuranza di chi debba esserle tutto [...] Ah! Lo so bene il rimprovero che suol farsi a noi, povere donne, quello di dar una importanza così viva, così esagerata e ridicola, a fanciullagini a vere miserie, ma queste miserie bastano quasi sempre alla felicità della donna. Per amore di questa miserie consacra tutta se stessa ciecamente con orgoglio e con gioia! Per amore di queste miserie dimentica spesse volte le privazioni, i cordogli, le gravi sventure che la percuotono, perché queste miserie le portano il convincimento di essere amata teneramente, né v´ha cosa che la trafigga d´una guisa sempre [incurabile], quanto il vedersi trattar con indifferenza e disprezzo. B. Sacchetti C´est uni injure que d´être jaloux de la femme à laquelle on à donné son nom, car c´est lui claire qu´on la met au rang de ces personnes légères qui comptent pour rien respect d´elles mêmes et l´honneur de leur mari. La jalousie n´est pas toujours une marque de tendresse. Il y a des caractères malheureux qui portent cette redoutable passion dans toutes leurs affections et alors la femme est bien à plaindre. L´obéissance passive de l´épouse est a mon gré un triste triomphe pour l´autorité de l´époux. Si vous aimez la vie , ne perdez pas le temps, car c´est l´étoffe dont la vie est faite. Faire succéder le travail des mains à celui de l´esprit, se délasser de l´un par l´autre, est le seul moyen de rendre la vie utile et agréable ; les talents et la culture de l´esprit sont les seules supériorités réelles : on n´y doit pas renoncer légèrement. Pour aimer il faut être aimable. Ne remettez jamais rien au lendemain demain est le destructeur de tous les bons projets ; demain fuit toujours devant nous et n´arrive jamais, car lorsqu´on l´atteint il est devenu aujourd´hui ; demain trompe et tranquillise la conscience de paresseux ; enfin j´ose vous supplier par confiance et par amitié pour moi, de prendre demain en horreur. C´est un mauvais sujet que je veux perdre après de vous. Le bonheur n´est pas dans l´argent il n´est pas dans les plaisirs, il n´est pas dans le luxe, il est dans les affections permises et dans l´union avec Dieu. Il faut développer l´intelligence, former une conscience droite et donner une volonté ferme, une raison juste eclarée et simple et surtout apprendre à la jeune fille que sa volonté doit s´exercer à la soumettre elle-même à l´obéissance entière absolue au devoir et aux convenances , le but de l´éducation [...] tous doit tendre vers ce but : rendre l´homme ma ître de lui-même, le contraindre au plus grand au plus régulier effort de toutes les facultés qui sont en lui, pour arriver à l´idéal d´une perfection supérieur. Une Maîtresse de maison a l´art de rendre la conversation générale. Elle parle peu, mais elle écoute toujours ;on ne la prend jamais sans vert. Si la discussion s´aime trop, sans affectation , mais avec grâce , elle fait passer avec une aimable transition du grave au doux, du plaisant au sévère , mai elle ne laisse jamais la conversation sur les lieux communs de toilette, qui suspendent tout intérêt et laissent s´établer ces petits dialogues qui sont la mort de toute conversation".
b. 16, fasc.111
sec. XIX
Copia di 1 lettera della signora Faustina Ricci inviata alla principessa Rospigliosi, in occasione della morte di suo suocero il principe don Giuseppe Rospigliosi, nella quale vengono elencati i comportamenti da doversi adottare nei casi di lutti familiari.
1858Documento autografo.
Testo composto da 2 fogli ripartiti in 4 facciate. La scrittura risulta essere chiara ed elegante.
Trascrizione: "[...]Lutti che sogliono praticarsi dal 1847 in poi. Per i parenti prossimi, come Nonni, Genitori, Figli, Sorelle, Fratelli, Cognati non si va in grandi società che dopo 40 giorni ed anche due mesi. Sta poi a quello che si vuol fare. Nelle piccole società si va anche dopo 15 giorni. Se poi accade qualche festa straordinaria come di venuta di sovrani per quel giorno o sera si leva anche il lutto greve. Si usano molti riguardi quando il morto è nella propria casa e nel paese, nel portare l´abito di lutto, ma però sempre in seta [...]. Nonni. Per tre mesi abito di lana ed il resto lutto nero di velo greve; per un altro mese abito di seta e veli neri più leggeri, per altri due mesi mezzo lutto in sei mesi. Padre e Madre. Per sei mesi abito di lana e veli neri il tutto greve; per altri sei mesi parte abito di seta e veli neri più leggeri; il resto bianco e nero in tutto un anno. Figli, Suoceri, Nuore, Generi si porta il lutto come per i genitori. Fratelli e Sorelle. Per quattro mesi abito di lana tutto greve, per due mesi abito di seta nera e veli neri in parte, il resto mezzo lutto in tutto sette mesi. N. B Cognati per tre mesi abito di lana nero, un mese abito di seta, altri due mesi mezzo lutto in tutto mesi sei. N.B. Zio e Zia. Per due mesi abito di lana nera e lutto greve anche le gioje nere come in tutti i lutti grevi, per altri due mesi mezzo lutto: in tutto quattro mesi. Nipoti. Per 40 giorni abito di lana e per il resto a compire tre mesi, abito di seta nera e veli bianchi e neri[...]" "[...]Lutti che sogliono praticarsi dal 1847 in poi. Per i parenti prossimi, come Nonni, Genitori, Figli, Sorelle, Fratelli, Cognati non si va in grandi società che dopo 40 giorni ed anche due mesi. Sta poi a quello che si vuol fare. Nelle piccole società si va anche dopo 15 giorni. Se poi accade qualche festa straordinaria come di venuta di sovrani per quel giorno o sera si leva anche il lutto greve. Si usano molti riguardi quando il morto è nella propria casa e nel paese, nel portare l´abito di lutto, ma però sempre in seta [...]. Nonni. Per tre mesi abito di lana ed il resto lutto nero di velo greve; per un altro mese abito di seta e veli neri più leggeri, per altri due mesi mezzo lutto in sei mesi. Padre e Madre. Per sei mesi abito di lana e veli neri il tutto greve; per altri sei mesi parte abito di seta e veli neri più leggeri; il resto bianco e nero in tutto un anno. Figli, Suoceri, Nuore, Generi si porta il lutto come per i genitori. Fratelli e Sorelle. Per quattro mesi abito di lana tutto greve, per due mesi abito di seta nera e veli neri in parte, il resto mezzo lutto in tutto sette mesi. N. B Cognati per tre mesi abito di lana nero, un mese abito di seta, altri due mesi mezzo lutto in tutto mesi sei. N.B. Zio e Zia. Per due mesi abito di lana nera e lutto greve anche le gioje nere come in tutti i lutti grevi, per altri due mesi mezzo lutto: in tutto quattro mesi. Nipoti. Per 40 giorni abito di lana e per il resto a compire tre mesi, abito di seta nera e veli bianchi e neri[...]"
b. 16, fasc.123
secc. XVII - XVIII
1 opuscolo a stampa a cura di Pietro Egidi intitolato: "Lettere inedite della Principessa degli Orsini alla sorella Luisa Angelica Lante". Le lettere raccolte risultano essere 7: 5 furono inviate dalla principessa Anna Maria Orsini alla sorella Luisa Angelica Lante, 1 al cognato Don Antonio Lante, 1 priva di firma e di data, in cui però l´Egidi riconosce la mano e lo stile della principessa e, dall´argomento trattato, si ipotizza essere diretta alla sorella. Le due sorelle, nonostante la lontananza, mantengono uno scambio epistolare vivace non privo di dissidi e piccoli screzi ma pervaso da un grande affetto e da una solida complicità. L'affettuosa lettera al cognato lo rassicura dei benefici che di lì a poco avrebbe elargito ai propri familiari e ai figli dell´amata sorella.
1685 maggio 23 - 1702 agosto 17
Delega di scrittura.
Delle 5 lettere dirette alla sorella solo 1 è scritta in italiano (Roma 23 maggio 1685), le restanti, composte tra il 1693 e il 1695, tutte scritte in francese, provengono da Parigi.
Note: Le lettere racchiuse in questo volume emersero intorno agli anni venti del Novecento nel corso di una ricerca nell´Archivio Lante presso la villa di loro proprietà a Bagnaia.
Trascrizione: Roma, 23 maggio 1685 Car.ma Sorella, Se quando io vi dissi la sera, che di qui partiste, ch´ormai ero annoiata di più vedervi, voi, ben sicura dell´affetto ch´io vi porto, v´immaginaste, che dissimulatamente io parlassi, disingannatevene pure, considerando, ch´io son di parere di disfarmi il più sollecitamente ch´io posso, di quelle cose, la tardanza delle quali più che si prolunga, più affligge. Ma non meno voi viridicamente rispondereste per iscerzo, che molto aiutava la costanza ch´io dimostrava d´avere nella presente perdita, la gente, che per divertirmi si ritrova presente, e che allora mi si sarebbe ella resa più sensibile, quando ne ritiro dell´ore calde ogni altro trattenimento meno domestico fosse stato fuor di proposito. Chi mi avrebbe persuaso mai, che ridendo, m´aveste voi seriamente risposto? E pure nel tempo appunto che voi diceste m´avvidi facilmente, ch´il danno predettomi m´era succeduto da vero. E se la sicura speranza ch´io ho di trasferirmi quanto prima costà, non me ne havesse alleggerito il dispiacere, dubbito, ch´in un´altra simile occasione non avereste più lodata tanto la mia costanza. come faceste in quest´ultimissima. Molti qui mi consigliano di rimanere, molti di ritornare; ma perché i loro consigli riflettono più all´utile dé consiglieri che al mio, consigliano fin´ora infruttosamente. Intanto voi con l´amenità di cotesti giardini tra quali vi ritrovate, non impiegate interamente i vostri pensieri, si che in loro rimanga sempre qualche parte per me, che più di tutti desidero di farmi conoscere[...] Lettera inviata al cognato d. Antonio Lante, duca di Bomarzo, Madrid 17 agosto 1702 J´aurois bien voulu, mansieur, rapondre plutòt aux différentes letters que vous mavez fait l´honneur de m´écrire; mais les embarrass d´un vayage long et pénible me l´ont guère permis; ce qu´il y a, c´est vos interests n´ont point soufferts de cet retardement, puisque je vois que le ministres de Sa Majesté Catholique vous ont facilitez tous le moiens de vous mettre en possession de graces que le Roy mon maitre vous a fait, comme je les en avois fortement supplies. Ce que j´ay fait la dessus, monsieur, est party d´un désir naturel que j´ay de vous render service, que vous retrouveray en moi dans touttes les occasions ou il s´agira de vos interests.. Avec ces nouveaux bien vous seray plus en état d´avancer messier vos enfants, e sur tout l´aisnè que je voudrois bien que vou pussiez envoyer bientot a l´accademie en France.. S´il vous reste quelque nouvelle difficulté danc cette meme affaire, je ferai tout ce qui dependra de mois pour vous ayder a les léver. Ce matin meme j´ay ordonée qu´on vous cherchast dans la secrétaire d´état un papier que votre agent m´a dit vous ester nécessaire. Je sui bien aise de ce que vous vous etes enfin resolu a metre mad.lle votre fille dans un couvent. Infiniment mieux que le monde à un fille de se qualité. Elle m´a fait scavoir qu´elle y etait contente, ce qui me fait beaucoup de plaisir. Soyez, Monsieur, certain de la verité et de la sincérité avec la quelle je voue honnore. La Princesse des Ursins"
b. 16, fasc.125
sec. XX
2 lettere e 2 biglietti affrancati inviati a "dida" Teresa Sacchetti, dalla cugina Maria Nativa Borghese. Fidanzamenti e ipotetiche unioni matrimoniali sono tra gli argomenti che ricorrono con maggiore frequenza all´interno della corrispondenza. In una lettera profilata di nero in segno di lutto, datata 2 dicembre 1943, emerge, dal tono mesto della donna, la situazione dolorosa del tempo e il desiderio della " pace, perché senza quella tutto andrà male". Maria Nativa si informa dalla cugina se a Roma è assicurata la diffusione dei quotidiani e della corrispondenza, dato che in Toscana risulta essere alquanto discontinua.
1928 agosto 23 - 1947 ottobre 12Documento autografo.
Trascrizione: "Monte Agliana Montale (Pistoia ) 23 agosto1928 Cara Dida, la tua cartolina con gli auguri mi ha fatto molto piacere e te ne sono gratissima: rimandamene una quando ti nascerà questo bambino o bambina. [...] Bagnaia deve esser molto bello, immagino, e in breve tempo sei a Roma. Vidi a Castrocaro Norina Fossi, e ammirai molto le belle qualità della figlia, che mi è piaciuta molto. Ci fosse un uomo di giudizio che ci pensasse sarebbe certo felice. Ebbi piacere di sentire che Maria Sforza abbia trovato un francese, che essa dice buono, per Maria Gerini. E così andrà in Francia, e vista purtroppo la dolorosa , complicata posizione presente sua ritengo che sia una vera benedizione. Le piccole Elena e Vittoria sono stare qui pochissimo, e sono a Dobbiaco (Bolzano) da dove scrivono che stanno , grazie a Dio, contente e bene. I sette nipoti rimasti qui hanno fatto dei quadri plastici, riusciti molto bene, grazie alle fatiche di Caterina e Sofia. "Cappuccetto rosso", "Mosé salvato dalle acque", i piccoli Innocenti" secondo i Medaglioni dello spedale degli innocenti e altri. Teneri abbracci ringraziamenti a Matilde e Givanni. Sempre tua aff.ma sorella piu che cugina Nativa. Montevettolini (Pistoia ) 2 dicembre 1943 Cara Dida, ho ricevuto giorni fa una tua carissima lettera, e non ti ho risposto perché ci siamo spostati per un motivo giusto: lasciare vuoto qui non era possibile. Ci è rincresciuto molto di spostarci perché ci eravamo veramente molto bene accomodati. A me sembra che tutto l´insieme si allungherà e non so con precisione come si delineeranno le cose. Desidero tanto la pace, perché senza quella tutto andrà male. Direi che a Roma per quest´anno non verremo: è molto necessario sorvegliare e sapere cosa succede qui.... Da queste parti: così mi detta il buon senso. So che stai benissimo e così anche tutti i tuoi! Vorrei proprio sapere se è "ordine" per l´Osservatore di non uscire più da Roma città? sappimelo dire. L´Avvenire aveva ricominciato a raggiungere i suoi abbonati, anche in Toscana, e poi si è nuovamente fermato. Anche le lettere vano molto male. [....]. Salutami tutti i tuoi e quanti di me si ricordano. Fin da ora auguro ogni bene per le prossime feste di Natale e Capo d´anno. [...] Abbracci tua di cuore Maria. Porto Ercole 7 dicembre 1945 Cara Dida, Marcello mi ha fatto i tuoi saluti, mi ero prefissa di scriverti una lunga, sensata lettera per Natale, ma ho rimesso la data, perché devo riguardarmi e le forse purtroppo sono poche. Ma a primavera, prima di tornare in su, spero di venire ed allora a voce mi spiegherò anche meglio. Mi dispiace che nel 1943 non decisi e accomodai molte cose, allora si che si poteva... Anziché rimetterle. Adesso non si può. Tu che mi conosci capirai il valore delle mie parola. So che state tutti bene e questo mi fa piacere e auguro a tutti ogni felicità per le prossime feste dl 1946. [...]. Monte Agliana Montale (Pistoia ) 23 agosto 1928 Cara Dida, la tua cartolina con gli auguri mi ha fatto molto piacere e te ne sono gratissima: rimandamene una quando ti nascerà questo bambino a bambina. [...] Bagnaia deve esser molto bello, immagino, e in breve tempo sei a Roma. Vidi a Castrocaro Norina Fossi, e ammirai molto le belle qualità della figlia, che mi è piaciuta molto. Ci fosse un uomo di giudizio che ci pensasse sarebbe certo felice. Ebbi piacere di sentire che Maria Sforza abbia trovato un francese, che essa dice buono, per Maria Gerini. E così andrà in Francia, e vista purtroppo la dolorosa , complicata posizione presente sua ritengo che sia una vera benedizione. Le piccole Elena e Vittoria sono stare qui pochissimo, e sono a Dobbiaco (Bolzano) da dove scrivono che stanno , grazie a Dio, contente e bene. I sette nipoti rimasti qui hanno fatto dei quadri plastici, riusciti molto bene, grazie alle fatiche di Caterina e Sofia. "Cappuccetto rosso", "Mosé salvato dalle acque", i piccoli Innocenti" secondo i Medaglioni dello spedale degli innocenti e altri. Teneri abbracci ringraziamenti a Matilde e Givanni. Sempre tua aff.ma sorella piu che cugina Nativa. Montevettolini (Pistoia ) 2 dicembre 1943 Cara Dida, ho ricevuto giorni fa una tua carissima lettera, e non ti ho risposto perché ci siamo spostati per un motivo giusto: lasciare vuoto qui non era possibile. Ci è rincresciuto molto di spostarci perché ci eravamo veramente molto bene accomodati. A me sembra che tutto l´insieme si allungherà e non so con precisione come si delineeranno le cose. Desidero tanto la pace, perché senza quella tutto andrà male. Direi che a Roma per quest´anno non verremo: è molto necessario sorvegliare e sapere cosa succede qui.... Da queste parti: così mi detta il buon senso. So che stai benissimo e così anche tutti i tuoi! Vorrei proprio sapere se è "ordine" per l´Osservatore di non uscire più da Roma città? sappimelo dire. L´Avvenire aveva ricominciato a raggiungere i suoi abbonati, anche in Toscana, e poi si è nuovamente fermato. Anche le lettere vano molto male. [....]. Salutami tutti i tuoi e quanti di me si ricordano. Fin da ora auguro ogni bene per le prossime feste di Natale e Capo d´anno. [...] Abbracci tua di cuore Maria. Porto Ercole 7 dicembre 1945 Cara Dida, Marcello mi ha fatto i tuoi saluti, mi ero prefissa di scriverti una lunga, sensata lettera per Natale, ma ho rimesso la data, perché devo riguardarmi e le forse purtroppo sono poche. Ma a primavera, prima di tornare in su, spero di venire ed allora a voce mi spiegherò anche meglio. Mi dispiace che nel 1943 non decisi e accomodai molte cose, allora si che si poteva... Anziché rimetterle. Adesso non si può. Tu che mi conosci capirai il valore delle mie parola. So che state tutti bene e questo mi fa piacere e auguro a tutti ogni felicità per le prossime feste dl 1946. [...]. Monte Agliana Montale (Pistoia ) 23 agosto 1928 Cara Dida, la tua cartolina con gli auguri mi ha fatto molto piacere e te ne sono gratissima: rimandamene una quando ti nascerà questo bambino a bambina. [...] Bagnaia deve esser molto bello, immagino, e in breve tempo sei a Roma. Vidi a Castrocaro Norina Fossi, e ammirai molto le belle qualità della figlia, che mi è piaciuta molto. Ci fosse un uomo di giudizio che ci pensasse sarebbe certo felice. Ebbi piacere di sentire che Maria Sforza abbia trovato un francese, che essa dice buono, per Maria Gerini. E così andrà in Francia, e vista purtroppo la dolorosa , complicata posizione presente sua ritengo che sia una vera benedizione. Le piccole Elena e Vittoria sono stare qui pochissimo, e sono a Dobbiaco (Bolzano) da dove scrivono che stanno , grazie a Dio, contente e bene. I sette nipoti rimasti qui hanno fatto dei quadri plastici, riusciti molto bene, grazie alle fatiche di Caterina e Sofia. "Cappuccetto rosso", "Mosé salvato dalle acque", i piccoli Innocenti" secondo i Medaglioni dello spedale degli innocenti e altri. Teneri abbracci ringraziamenti a Matilde e Givanni. Sempre tua aff.ma sorella piu che cugina Nativa. Montevettolini (Pistoia ) 2 dicembre 1943 Cara Dida, ho ricevuto giorni fa una tua carissima lettera, e non ti ho risposto perché ci siamo spostati per un motivo giusto: lasciare vuoto qui non era possibile. Ci è rincresciuto molto di spostarci perché ci eravamo veramente molto bene accomodati. A me sembra che tutto l´insieme si allungherà e non so con precisione come si delineeranno le cose. Desidero tanto la pace, perché senza quella tutto andrà male. Direi che a Roma per quest´anno non verremo: è molto necessario sorvegliare e sapere cosa succede qui.... Da queste parti: così mi detta il buon senso. So che stai benissimo e così anche tutti i tuoi! Vorrei proprio sapere se è "ordine" per l´Osservatore di non uscire più da Roma città? sappimelo dire. L´Avvenire aveva ricominciato a raggiungere i suoi abbonati, anche in Toscana, e poi si è nuovamente fermato. Anche le lettere vano molto male. [....]. Salutami tutti i tuoi e quanti di me si ricordano. Fin da ora auguro ogni bene per le prossime feste di Natale e Capo d´anno. [...] Abbracci tua di cuore Maria. Porto Ercole 7 dicembre 1945 Cara Dida, Marcello mi ha fatto i tuoi saluti, mi ero prefissa di scriverti una lunga, sensata lettera per Natale, ma ho rimesso la data, perché devo riguardarmi e le forse purtroppo sono poche. Ma a primavera, prima di tornare in su, spero di venire ed allora a voce mi spiegherò anche meglio. Mi dispiace che nel 1943 non decisi e accomodai molte cose, allora si che si poteva... Anziché rimetterle. Adesso non si può. Tu che mi conosci capirai il valore delle mie parola. So che state tutti bene e questo mi fa piacere e auguro a tutti ogni felicità per le prossime feste dl 1946. [...]. Monte Agliana Montale (Pistoia ) 23 agosto1928 Cara Dida, la tua cartolina con gli auguri mi ha fatto molto piacere e te ne sono gratissima: rimandamene una quando ti nascerà questo bambino a bambina. [...] Bagnaia deve esser molto bello, immagino, e in breve tempo sei a Roma. Vidi a Castrocaro Norina Fossi, e ammirai molto le belle qualità della figlia, che mi è piaciuta molto. Ci fosse un uomo di giudizio che ci pensasse sarebbe certo felice. Ebbi piacere di sentire che Maria Sforza abbia trovato un francese, che essa dice buono, per Maria Gerini. E così andrà in Francia, e vista purtroppo la dolorosa , complicata posizione presente sua ritengo che sia una vera benedizione. Le piccole Elena e Vittoria sono stare qui pochissimo, e sono a Dobbiaco (Bolzano) da dove scrivono che stanno , grazie a Dio, contente e bene. I sette nipoti rimasti qui hanno fatto dei quadri plastici, riusciti molto bene, grazie alle fatiche di Caterina e Sofia. "Cappuccetto rosso", "Mosé salvato dalle acque", i piccoli Innocenti" secondo i Medaglioni dello spedale degli innocenti e altri. Teneri abbracci ringraziamenti a Matilde e Givanni. Sempre tua aff.ma sorella piu che cugina Nativa. Montevettolini (Pistoia ) 2 dicembre 1943 Cara Dida, ho ricevuto giorni fa una tua carissima lettera, e non ti ho risposto perché ci siamo spostati per un motivo giusto: lasciare vuoto qui non era possibile. Ci è rincresciuto molto di spostarci perché ci eravamo veramente molto bene accomodati. A me sembra che tutto l´insieme si allungherà e non so con precisione come si delineeranno le cose. Desidero tanto la pace, perché senza quella tutto andrà male. Direi che a Roma per quest´anno non verremo: è molto necessario sorvegliare e sapere cosa succede qui.... Da queste parti: così mi detta il buon senso. So che stai benissimo e così anche tutti i tuoi! Vorrei proprio sapere se è "ordine" per l´Osservatore di non uscire più da Roma città? sappimelo dire. L´Avvenire aveva ricominciato a raggiungere i suoi abbonati, anche in Toscana, e poi si è nuovamente fermato. Anche le lettere vano molto male. [....]. Salutami tutti i tuoi e quanti di me si ricordano. Fin da ora auguro ogni bene per le prossime feste di Natale e Capo d´anno. [...] Abbracci tua di cuore Maria. Porto Ercole 7 dicembre 1945 Cara Dida, Marcello mi ha fatto i tuoi saluti, mi ero prefissa di scriverti una lunga, sensata lettera per Natale, ma ho rimesso la data, perché devo riguardarmi e le forse purtroppo sono poche. Ma a primavera, prima di tornare in su, spero di venire ed allora a voce mi spiegherò anche meglio. Mi dispiace che nel 1943 non decisi e accomodai molte cose, allora si che si poteva... Anziché rimetterle. Adesso non si può. Tu che mi conosci capirai il valore delle mie parola. So che state tutti bene e questo mi fa piacere e auguro a tutti ogni felicità per le prossime feste del 1946. [...]."
reg. 22
secc. XVII - XVIII
19 lettere scritte da alcune badesse e monache dirette a Urbano Sacchetti. Aura Celeste Lozzi, badessa del monastero di S. Rosa, suor Agata Margarita Zacchia, suor Maria Aurora, priora delle monache di S. Agostino, la badessa Ottavia Margherita, sono alcuni dei nomi delle monache che si indirizzano al vescovo. In molte lettere le donne si raccomandano alla sua protezione e mediazione riguardo ai problemi di ordine finanziario ed economico che gravano sui monasteri da loro diretti. In 1 lettera del 28 agosto 1686, la vedova Cecilia Donati espone al vescovo la grave situazione in cui si trova a causa di alcuni dissidi nati con il figliastro. Egli, infatti, non le permette di godere dei beni ereditati in comune dal marito che le spettano di diritto e, tanto meno, di poter accedere alla casa di sua proprietà.
1685 luglio 31 - 1697 dicembre 22
Documento autografo.
Trascrizione: Viterbo 28 agosto 1686. " [...] io Cecilia Donati già moglie del q. Marco Antonio Rapaschi riverentissima oratrice ricorro alla pietà e giustitia innata dell´ E. V. acciò mi proveda come benigno Pastore, e come vedova non voglia ammettere il ricorso che il sig.r Gio Lorenzo, mio figliastro, ha intercorso hoggi da un giustissimo decreto [...] fatto dal Sig.r Vic. G.le, dando ordine che mi si apra la porta della casa hereditaria di mio marito, della quale devo godere l´uso et habitatione, non solo in rigore del testam.to di detto mio marito [...]. Stante che per essere una sera a hore vintentré in circa uscita di casa per negoti propri, nel tornare trovai la porta serrata dal detto mio figliastro, fatto scordevole della schavitudine sofferta per benefitio suo e della casa per spatio di 29 anni. Onde dopo haverli fatto parlare amichevomente da ogni sorta di persona, senza che habbia voluto sentir alcuno, ne havessi voluto lasciarmi entrare in casa benché tutta la città se ne scandalizzasse, fu necessitata a fare istanza per giustitia dove havendo fatti vedere li più che chiari miei fondamenti al Sig.r Vicario per giusti decreti ha ordinato, dopo haverlo esortato [...] acciò io non andassi spersa, et andassi a godere almeno una particella di quella casa ben capace di più famiglie che mi ha lasciata a titolo di usufrutto d.to mio marito. Da questo decreto domanda il ricorso acciò io vada deteriorandomi, e mi stracchi, e intanto stia fuori casa per consumare quella sostanza che per provisione da Defunto, si doveva consumare communemente. E non bastandoli questo m´ha dato querela calunniosamente nella quale ha mostrato a tutti d´esser fuori di sé stesso, perché tra l´altre cose mi chiama ladra delle robbe che hanno havuto li legatatari come dal testamento che già ha veduto il Signor Vicario, et a suo tempo meglio ognuno vedrà dovendosi se piace a S. D. maestà [...] contro il querelante quale diventato così della moglie che non pare ricognosca più l´esser virile. Però io non mi allontanavo mai dalla giustizia, ma supplicavo ossequiosa l´E. V. a non permettere che io come povera vedova sii tirata fuori dalla patria dove ho tutte le mie difese autentiche, dichiarandomi benché abandonata a tutti che havevo per protettrice l´innocenza della quale farò costare a suo tempo. Questo ho voluto esporre per hora acciò habbia l´ E .S qualche lume di questo negotio, acciò che venendo à ricorrere la parte non sia nuovo in tutto, et ordini pure questo che più giusto pareva all´E. V a cui con profonda humiltà mi inchino [...]".
Sebbene anch'ella malata, con l'aiuto di un segretario, Ginevra Muti Papazzurri Sacchetti informa il cognato Giulio dello stato di salute del marito Giovanni Battista, affetto da podagra. Dal tono della lettera la donna appare piuttosto preoccupata per la malattia del consorte non nascondendo, tuttavia, le speranze e l´entusiasmo per i recenti miglioramenti. Ella rassicura il cognato affermando che Giovanni Battista è circondato dalle cure efficaci di medici esperti e dalle affettuose attenzioni dei cari amici tra i quali la Duchessa D´Arri.
1699 giugno 18 - 1759 maggio 9
Scrittura attribuita.
Trascrizione: Lettera di Ginevra Muti Sacchetti moglie di Giovanni Battista al cognato Giulio: "[...]benché io sappia per lei continuamente ragguagliato dello stato del sig. marchese mio marito, e suo fratello; nulla di mano dubitando possa viverne con qualche inquietezza, ò creduto mio dovere, per mezzo di queste due righe, di carattere alieno, poiché il mio infelice stato non mi permette farlo di proprio, renderlo appieno inteso del tutto. Già come gli sarà noto, dal deviamento della sua Podagra [...] gli furono causate dell´angustie di petto [che ] l´obbligavano levarsi di letto. Il medesimo fece fare un consulto, al quale intervenne il Sig. Filippani, Guarnieri, Tommasini [...],medici della cura. Li me soprachiamati dissero, che desistesse dall´uso dei continui purganti, della Pippa, e delle altre cose spiritose, le quali potevano causarlii un attacco al petto, o alla testa, con prescriverli l´uso del siero, per rendegli quell´umido del quale mancava, perché ne potevano nascere i sopradetti mali. Ma questo metodo non fu pratticato, che soli tre giorni, e poi fu lasciato poco dopo i suoi incomodi andarono crescendo tanto che io ciò sentendo stimai bene farlo vedere dal Sig.r dottor Saliceti[...]Venne adunque l´altra mattina, formò l´istessa idea del male che avevano formata i tre che consultarono i giorni addietro, e l´istessa cura del siero. Io ho fatto in maniera che continuerà a venirci fin tanto, che sarò ristabilito, acciò continui l´uso del siero [...] intanto per sua consolazione posso dirli che da ieri in qua è molto migliorato, dormendo quieto [...] in letto, benché la scorsa notte sia stato travagliato dalla podagra che gli è ritornata, dal che spero si abbia in breve a rimettere e può anche vivere riposato, che è benissimo assistito, e si ancora perché trovandosi qui in casa à tutte persone intorno che lo servono con amore, e si ancora perché trovandosi qui in casa la Sig.ra Duchessa D´Arri, come lei ben sa, avendo sentito ch´ella andava spesso a trovarlo e che lui o la vedeva volentieri ò fatto pregarla di far lei le mie veci, giacché la mia disgrazia non mi permetteva farli quell´esperienza, che avrei desiderata [...]"
b. 39, fasc.14
sec. XVIII
2 minute di Maddalena Sacchetti Azan, moglie di Giulio Sacchetti, ai cardinali Bernis e Zelada. La marchesa esprime a entrambi gratitudine e riconoscenza per aver dimostrato il più sincero dolore e affetto a lei e alla sua famiglia per la recente scomparsa del marito, il marchese Giulio Sacchetti. La donna informa che presto si recherà a Roma grazie al consiglio e alle insistenze del marchese de Rossy.
[1780]
Documento autografo.
In francese. Le minute sono contenute in un unico foglio, la prima è indirizzata al Cardinale de Bernis, la seconda al Cardinale de Zelada. Manca la data topica del documento ma la destinazione delle lettere, anche se non viene espressamente indicata, è Roma.
Trascrizione: "Monsieur, J'ai appris par mon agent a Rome les dispositions pleines de bonté dans lesquelles était votre éminence à l'égard de ma famille, après le malheur que je d'éprouver en perdant M. le Marquis de Sachetty mon mari. Je suis sur le point de me e a Rome avec mes enfants d'après le conseil que m'en a donné M. le Marquis de Rossy [...]. J'e n'ai pas voulu attendre mon départ Monseigneur, pour témoigner a votre éminence ma vive reconnaissance et celle des mes enfants de l'intérêt qu' elle a bien voulu déjà [démontrer] [...]"
2 lettere inviate a Maddalena Sacchetti Azan. La lettera proveniente da Benevento e datata 11 febbraio 1796 è stata scritta dalla figlia Clelia Sacchetti Cardona, il tono della lettera è affettuoso e tratta di argomenti familiari; la seconda, di provenienza dubbia, datata 5 novembre 1783, è stata scritta da madame Savi, amica della marchesa; in essa la donna, in tono di amicizia, si informa sulla salute di Maddalena Sacchetti e auspica la speranza che la marchesa, entro breve termine, ritorni a vivere in Francia.
1796 febbraio 11 - 1783 novembre 5
Documento autografo.
Scritte in lingua francese.
Trascrizione: "Benevento feudi. 11 février 1796. Ma très chère et bien tendre maman [...] Il me procura de bonheur de vous revoir, je parle souvent de ce voyage a D. Luigi [Cardona] mais vous savez comme il est, il dit oui oui, mais cela ne suffit pas [...] depuis quelque jour l' appétit est bien revenu et l'estomac est bien et je suis contente [...] Je mange gras comme l'ordinaire et ne mange que de bonne choses, le matin Je prends ma bonne chocolate et de la crème [...] "
b. 39, fasc.18
1809 - 1848
Le minute scritte da Eleonora risultano essere 3: 2 dirette a un vescovo, 1 indirizzata alla figlia "Cleliuccia". Il fascicolo risulta inoltre essere composto da 1 lettera di Cleliuccia, diretta ai genitori Eleonora e Scipione e da 1 lettera di Clelia Sacchetti Cardona, cognata di Eleonora. La corrispondenza ruota attorno a un litigio tra i due sposi Cleliuccia Sacchetti e Francesco Della Vipera. Dalla lettera di Cleliuccia ai genitori si apprende che la giovane ha deciso di lasciare la residenza "della Vipera" a Benevento che i coniugi dividevano assieme ai suoceri, i conti Giuseppe e Clementina Pacca.
1814 luglio 17 - 1814 settembre 6
Documento autografo.
Trascrizione: Lettera di Cleliuccia Della Vipera Sacchetti ai genitori. Benevento, 17 luglio 1814. " Carissimi ed Amati Papà e Mammà, dietro l'avviso recatoli dalla Cara Zia sulli miei avvenimenti mi vedo nell'obbligo rendernele ancor io partecipi. In questa circostanza il primo passo sarà di chiarificare con più discrizione l´accaduto acciocché possano ben persuadersi della mia giusta raggione a trasferirmi in questa casa [...] Cecchino da qualche tempo si vedeva vivere più indifferente della mia Persona: senza però vi fosse stato in questo tempo fra noi che delle solite inezie riparate però sul momento or da noi stessi, ed or con [l´aiuto] della cara zia [...] Perfettamente senza veruna causa e con mio sensibile rammarico vidi che il suddetto cominciava ad allontanarsi da me quasi tutta la giornata a dormire il dopo pranzo nel quarto della madre, chiudendosi dentro acciò io non entrassi; ed a tornare la sera a ben tardi [...] si determinò pertanto parlarne al Penitenziere onde capacitar Cecchino a ritornar su suo letto [ ...] ci portammo in Casa di Zia unitamente al Penitenziere e di Cecchino. Quivi il medesimo fu obbligato dai suddetti a tornare meco a dormire. Lo promise ma con poco piacere [...]si figurano con quale angustia passai la notte. La mattina, molto inquieta ed agitata mi portai a casa della zia: le raccontai l´avvenuto. Si chiamò il penitenziere il quale essendo al lume di tutto il fatto fu del parere che non si facesse altro passo aspettando che favorisse qualcuno di Casa della Vipera per dire a Medesimi le nostre ragioni. Un servitore solamente si vide la stessa mattina che domandò se volevo la carrozza [...] dopo di ciò niuno si è data pena né di venire né di domandare di me[...]". Minuta di Eleonora Cenci Bolognetti diretta all'arcivescovo. 28 agosto 1814. "" [...] Mi permetta che direttamente le rinnovi una preghiera troppo per me interessante, che sò già averle fatto la cognata in nome di codesta mia figlia. La pena in cui non posso non essere nel sentire tuttora durare la disunione della sud.ta dallo sposo mi impegna quanto mai a ricorrere alla di Lei valevole mediazione. L'uno e l'altra pretendono di aver ragione, ma da qualunque parte questa potesse essere in principio, dopo lungo tempo di due mesi mi pare di potere dire, che sono ambedue dalla parte del torto. Ella solo può rimediare e riparare [...] chiamandoli a se per sentire le loro pretese ragioni, e poi con la sua buona maniera e con la sua Pastorale autorità indurli senza ritardo alla riunione [...] Monsignor mio Ven.mo non ho termini per raccomandarla questa figlia a cui prego assicurare una sorte meno infelice [...]" Lettera di Clelia Sacchetti Cardona, Benevento 1 settembre 1814, ""[Cecchino ] eu dans cette affaire la conduite la plus froide et la plus ridicule qu'on puisse imaginer et excepté les parents de sa maison, toutes les personnes qui ont du jugement et de la raison prennent notre partis [...]"
4 lettere relative a interessi economici inviate al marchese Girolamo Sacchetti dalla zia Clelia Sacchetti e da Gabriella Mariani. 3 lettere ruotano attorno agli affari economici in comune tra Clelia Sacchetti Cardona e il nipote Girolamo. E' da segnalare inoltre 1 lettera non autografa di Gabriella Mariani, nella quale la donna presenta il conto del pagamento per l´affitto di un possedimento del marchese nella tenuta di Corneto.
1839 ottobre 26 - 1848 settembre 28
Documento autografo.
Trascrizione: Lettera di Gabriella Mariani, Corneto, 26 ottobre 1839. "Eccellenza Eccole unito il conto di affitto per il duodecimo ultimo anno a tutto il p.p. settembre 1839. La prego farne fare le debite operazioni per vedere se sta in regola, e trovandolo tale, mi farà sommo favore di rimettermene copia simile approvata[...] " Lettere di Clelia Sacchetti. Benevento, 9 ottobre 1847 " [...] Vengo adesso a pregarvi di compiacervi pagare al signore Pio Mola capitano della Questura Civica, che vi rimetterà questo mio biglietto di scudi venticinque romani dovutomi in questo mese [...]". Benevento 28 settembre 1848. "[...] Non potere credere in quale angustia e sono stata sono ancora per essere priva della vostra nuova dal principio di luglio che faceste per me il pagamento dei 25 scudi, che mi fece sapere il Vostro Arciprete, il Sig. re D. Nicola Firenze, essere stati pagati al sul corrispondente [...] la detta somma dei scudi ventotto Duecentoni per il pagamento di luglio di quest´anno 1848, li quali mi sono cioè pagati dal arciprete [...] mi farete dunque il piacere di pagare adesso al medesimo il sig. Cesario Faligato [...] la detta somma dei 25 scudi che mi sono qui pagati dal Vostro degno Arciprete[...]" Benevento, 5 gennaio 1858. "Cariss.mo nipote Vi compiacerete di pagare al Signor Ludovica Tomba scudi diciassette, li quali uniti alli scudi otto pagati al Sig.re Torre formano li scudi venticinque Duecentoni del mio assegnamento maturato alli 6 di questo corrente mese di Gennaio 1848 ve ne sarò obbligata ed intanto resto con assicurarvi del mio sincero attaccamento e mi dico vostra [...]"
b. 39, fasc.23
sec. XIX
36 lettere e 6 biglietti inviati da Beatrice Orsini tra l'estate e l'autunno del 1856, mentre si trovava con la famiglia a Napoli, al fidanzato e futuro sposo Urbano Sacchetti a Roma. Beatrice scrive al fidanzato con tono cortese e affettuoso ma, nel corso della corrispondenza, le lettere acquistano un carattere sempre più confidenziale e intimo. I due innamorati si erano accordati in modo tale da scriversi almeno tre volte la settimana. Beatrice informa puntualmente il fidanzato sugli impegni e sulle attività che svolgeva insieme ai suoi familiari.
1856 luglio 6 - 1856 ottobre 6
Documento autografo.
Trascrizione: Napoli 7 luglio 1856. "[...] Io penso mio caro Urbano che tre volte la settimana, Martedi, Giovedi e Sabato, vi scriverò e spero che vorrete essere così compiacente di corrispondermi ancora voi scrivendomi spesso assai desiderando molto vostre nuove. Questa mattina abbiamo preso il primo bagno di mare, l'acqua però è ancora molto fredda e per cerità vi sono restata molto poco non trovandomici molto bene, Pippo [Filippo Orsini, fratello di Beatrice] però si è molto divertito nuotando e giocando con Enrico il quale è stato più coraggioso di quello che si credeva [...]"". Napoli 10 luglio 1856. ""[...] ora vi dirò la nostra vita la mattina verso le 9 1\2 si fa la prima colazione poi ognuno si mette a fare qualche cosa fino dopo le 11 alla quale ora Pippo Enrico la mia governante me sortiamo per la Messa e dopo si va a vedere qualche cosa di Napoli verso l'una andiamo al Bagno di mare dove Pippo si diverte immensamente alle 3 1\2 si pranza dopo il pranzo restiamo un poco a godere della bella veduta di mare che abbiamo qui dalla locanda osservando i diversi vapori che vanno e vengono da Palermo e Civitavecchia dopo alle 6 si esce e si varia ogni giorno o passeggiata o trottata alle 8 1\2 si torna a casa e verso le 12 si va a letto, cosa ve ne pare è questa una bella vita? [...]". Napoli 15 luglio 1856. ""[...] qui si parla di un ballo in casa del Principe di Anagni solito a darsi nel corso dell'estate ed al quale io fui l'anno scorso. Credo [...] verrà l'invito anche in casa e non so quali intenzioni abbiano Papà e Mammà, io farò quello che essi desiderano perché non vorrei mettere la memoria parola ne pel si ne pel no nel dubbio in cui sono delle vostre idee le quali ugualmente potrebbero portare che credeste a malfatti che io desiderassi un Ballo, o che credeste conveniente che andassi dove sono andata le altre volte. Io non desidero che da far la cosa grata a voi [...]"". Napoli 22 luglio 1856. "" [...] Da due giorni sono priva di vostre nuove ma ciò non mi da nessun pensiero poiché è tutta colpa della posta, bisogna che voi mandiate le lettere la mattina ad impostare, perché alle cinque a Roma la posta dicono che si chiude e così voi arrivate troppo tardi per impostare, la vostra ultima che ho ricevuto vi è la vostra data del 17 e poi vi è il bollo di Roma del 18 e così ora in questi giorni non ho aspettato mai le vostre lettere [...] essendo sicura di riceverle il giorno appresso [...]"". Napoli 24 luglio 1856. [Beatrice racconta di un invito a pranzo dal Principe Colonna] ""[...] e siccome è parentela così stretta con mia Zia Torlonia, io non ci ho dimandato nulla essendo più che sicura che non ci avreste messo anche per vostro riguardo il minimo dubbio che ci andassi, e poi avendomi or detto di fare ciò che Papà e Mammà mi dicono vedete che sono puntualmente obbediente, facendo ciò che desiderano? [...] Mi rincresce sentire le cattive nuove della vostra Strada Ferrata perché invece così di fare [...] ed incoraggiare, per fare qualche intrapresa a Roma succederà tutto il contrario e si confermerà sempre più l'idea che i Romani non sono buoni a nulla e sono sempre gli ultimi per tutte le cose. Io che amo il mio paese vorrei che succedesse e potessero dire tutto il contrario di ciò che succede e si parla ora [...]"". Napoli 29 luglio 1856 ""[...] Il nostro pranzo in casa Colonna andò bene eravamo tutti i Romani che sono in Napoli cioè i Cenci, Capranica e la Cini [...] Monsignor Nunzio, e un Signore Napoletano che è stato per molti anni a Roma [...]."" Napoli 31 luglio 1856 ""[..]. Qui sabato vi è una gran Processione per S. Gaetano, la quale si fa ogni secolo e la fortuna fa che quest'anno noi ci troviamo per questa bella occasione, e Papà ci porterà da Castellamare a Napoli per vedere questa processione [ ...] Dicono che sarà una cosa molto bella abbiamo veduti i preparativi della Chiese e si vede che vogliono fare molte cose [...]"". Castellamare 2 agosto 1856. ""[ ...] Oggi Papà Enrico e me torniamo di nuovo a Napoli [...] col treno delle 2 e torneremo col treno delle 7 1/2. Qui ci si impiega un ora con la Strada Ferrata da Napoli a Castellamare e sono circa 20 miglia e ci si va magnificamente siccome anche è servita molto bene e con molta esattezza, cosa molto necessaria, per le strade ferrate. Oggi dunque vi è questa grande Processione a Napoli per S. Gaetano, vi è gran festa cò illuminazioni per la ricorrenza che S. Gaetano liberò la città di Napoli dalla peste e ciò si fa ogni centenario [... ]"". Castellamare 5 agosto. ""[...] La Processione era bella ma per noi che sempre siamo abituati a vedere Processioni in Roma non fanno tanto colpo come agli altre [...]. Il vostro ritratto per me è una cosa preziosa e lo tengo vicino a me pensando se avrò con me l'originale che giorno felice sarà per me, e spero che lo sarà anche per voi [...]"". Castellamare 10 agosto. ""[...] Non nego però che ogni qual volta io con impazienza attendo vostre nuove e non mi giungono mi reca grandissimo dispiacere, poiché ora le vostre lettere per me sono necessarie crescendomi di giorno in giorno di più l'amore per voi che meritate per le vostre buone qualità e per tutto in generale [...]. Quando sarà la luna piena ci proponiamo fare una gita a Sorrento e tornare la sera al chiar di luna per la magnifica strada che da Sorrento conduce a Castellamare la quale è sempre costeggiata dal mare ed è veramente una delizia, essa è poi così ben tenuta che sembra il viale di un giardino [...] Giorni fa la mia Teresa [Orsini, sorella di Beatrice e sposa di Enrico Colonna Barberini di Sciarra ] ha scritto a sua cognata Monaca a Tor di Specchi, e la pregai di pregare la medesima di voler presentare i miei complimenti a vostra Zia, facendogli con ciò credere che benché non abbia ancora il piacere di conoscerla pure voglio farle conoscere che mi ricordo di lei [...]"" 12 agosto 1856. [Beatrice racconta al fidanzato di una sua gita a Pagani] ""[...] Noi dunque ci andammo per visitare questo Santo [S. Alfonso de Liguori] e vedemmo il suo corpo il quale di conserva tutto intero, si vedono le Braccia le Gambe le Mani e il Petto il Teschio è coperto da una maschera di creta esso sta dentro un urna vestito da Vescovo e le sopradette reliquie sono accomodate in modo che restano scoperte con sopra dei Cristalli, benché tutto il resto del corpo resti vestito. Si vedono anche tutti gli abiti che esso portava, tutti i suoi utensili di Chiesa e una bella Madonna che esso aveva, la Camera per le donne non si puole vedere perché è dentro il convento. Vi andarono dunque gli uomini e la trovarono molto interessante per come si mantiene bene con tutta la sua roba che vi è essendovi ancora tutto come quando egli viveva,siccome è un gran Santo ha fatto molto piacere a tutti veder tutte queste cose [...]"". Castellamare 15 agosto 1835. ""[...] Per dimostrarvi che sempre mi siete presente, ho voluto dimostrarvelo col prendere ciò ché Sorrento offriva di meglio, ed ho scelto tre cravatte [...] per la prima occasione che ci sarà le avrete, vergognandomi di porgervi io stessa una cosa così sciocca per la sua piccolezza, e spero che non vorreste conoscere che il valore della mia affezione [...]"" . Castellamare 20 agosto 1856. ""[...] Ieri qui vi fu un grande movimento per l'arrivo di un reggimento che il re ha fatto venire da Teano. Questi poveretti stanno in penitenza per causa di un Colonnello il quale per dare 100 bastonate a due poveri soldati restarono morti sotto le medesime, vi fu allora una rivolta e il Colonnello per salvarsi dovè ritirarsi in cantina perché i soldati gridavano ""Viva il Re abbasso il Colonnello"". Ora per questa rivolta il Re fa stare in penitenza questi poveretti facendoli strapazzare immensamente e facendoli stare sulla paglia, ed ha detto al Colonnello di dimandare il ritiro, ancora però non l'ha dimandato perché è venuto qui ed abita in questa Locanda, pare che il Re sia stato molto indulgente con il Colonnello, poiché dopo una tale cosa mi sarebbe parso più conveniente di levare subito il Colonnello. Ma però posso sbagliare, essi arrivarono verso le 3 e all' Ave Maria eravamo tutti in gran Galà ed il Re era lì non so cosa gli facesse fare povera gente però facevano pena perché così stanche del viaggio avevano gran bisogno di riposo ed invece stavano sotto il comando [...]"". Castellamare 2 settembre 1856. ""[...] Non sapevo che a Roma vi dovesse essere giustizia badate bene a non strapazzarvi quando anderete a fare quella bella Opera di stare con quei poveri giustiziati e ditemi quando questa giustizia sarà [...]"". Napoli 4 settembre 1856 "" Ieri sera andammo al Teatro de Fiorentini dove vi è la compagnia di prose e vi è ancora Taddei , celebre attore, forse l'avrete sentito nominare. Ieri sera egli recitava e ci divertì molto, avemmo anche una Farsa, figuratevi il soggetto è cosa si farà tra un secolo, è veramente era una cosa da ridere ma molto sciocca. Questa sera andiamo dal nostro Pulcinella a S. Carlino, così profittiamo di questa sera fino a Domenica che comincia la novena di S. Gennaro ed allora non ci sono più teatri a Napoli fino a dopo S. Gennaro [...] Noi ci prepariamo per la Festa di Piedigrotta che come ben sapete qui a Napoli è un giorno di gran festa, ma tutta militare, e noi abbiamo il vantaggio che tutta la truppa passa avanti le nostre finestre ed anche il Re la Regina con tutto l'equipaggio. La padrona della locanda ci darà una finestra al primo piano che così potremmo vedere la toletta della Regina e della Principessa [...]"". Napoli 11 settembre 1856. ""[ ricevetti] Jeri la vostra lettera del 6 corrente e mi rincrebbe molto sentire la terribile morte di quei giustiziati, ora pare che si siano resi più soventi questi casi che non si vogliono convertire. Speriamo che il Signore gli avrà dato Misericordia ma certo per voialtri doveva essere un gran soffrire vederli morire così come bestie. Le vostre fatiche però mio caro non convengo con voi che siano andate in fumo perché anzi io credo che più la fatica è forte più uno acquista merito avanti Dio dunque certo che questa volta il signore avrà gradito assai tutte le vostre pene Siccome sono state più lunghe e poi la pena più forte di non potere vedere un buon risultato. [...]"". S. ta Caterina 6 ottobre 1856. "" Mio Carissimo Urbano eccomi di nuovo a darvi mie nuove in iscritto le quali unite a quelle di tutta la mia famiglia sono buonissime, le mie sono ancora più buone quando penso che dopo domani vi avrò di nuovo con me [...] spero che nell'istesso modo sarete contento come me i rivedermi. Ora è mezza notte e torniamo da casa Barberini dove abbiamo passato la sera [...]. Biglietto senza data diretto a Urbano "" Benché voi nel giorno che arriva Teresa a Roma abbiate già ricevuto una mia lettera per la posta pure voglio farvi avere quest'altre due righe per mezzo della mia Teresa e assicurarvi così che sempre col mio pensiero sono con voi e che mai vi ho dimenticato per un solo momento. Napoli 7 luglio 1856. ""[...] Io penso mio caro Urbano che tre volte la settimana, Martedi, Giovedi e Sabato, vi scriverò e spero che vorrete essere così compiacente di corrispondermi ancora voi scrivendomi spesso assai desiderando molto vostre nuove. Questa mattina abbiamo preso il primo bagno di mare, l'acqua però è ancora molto fredda e per cerità vi sono restata molto poco non trovandomici molto bene, Pippo [Filippo Orsini, fratello di Beatrice] però si è molto divertito nuotando e giocando con Enrico il quale è stato più coraggioso di quello che si credeva [...]"". Napoli 10 luglio 1856. ""[...] ora vi dirò la nostra vita la mattina verso le 9 1\2 si fa la prima colazione poi ognuno si mette a fare qualche cosa fino dopo le 11 alla quale ora Pippo Enrico la mia governante me sortiamo per la Messa e dopo si va a vedere qualche cosa di Napoli verso l'una andiamo al Bagno di mare dove Pippo si diverte immensamente alle 3 1\2 si pranza dopo il pranzo restiamo un poco a godere della bella veduta di mare che abbiamo qui dalla locanda osservando i diversi vapori che vanno e vengono da Palermo e Civitavecchia dopo alle 6 si esce e si varia ogni giorno o passeggiata o trottata alle 8 1\2 si torna a casa e verso le 12 si va a letto, cosa ve ne pare è questa una bella vita? [...]". Napoli 15 luglio 1856. ""[...] qui si parla di un ballo in casa del Principe di Anagni solito a darsi nel corso dell'estate ed al quale io fui l'anno scorso. Credo [...] verrà l'invito anche in casa e non so quali intenzioni abbiano Papà e Mammà, io farò quello che essi desiderano perché non vorrei mettere la memoria parola ne pel si ne pel no nel dubbio in cui sono delle vostre idee le quali ugualmente potrebbero portare che credeste a malfatti che io desiderassi un Ballo, o che credeste conveniente che andassi dove sono andata le altre volte. Io non desidero che da far la cosa grata a voi [...]"". Napoli 22 luglio 1856. "" [...] Da due giorni sono priva di vostre nuove ma ciò non mi da nessun pensiero poiché è tutta colpa della posta, bisogna che voi mandiate le lettere la mattina ad impostare, perché alle cinque a Roma la posta dicono che si chiude e così voi arrivate troppo tardi per impostare, la vostra ultima che ho ricevuto vi è la vostra data del 17 e poi vi è il bollo di Roma del 18 e così ora in questi giorni non ho aspettato mai le vostre lettere [...] essendo sicura di riceverle il giorno appresso [...]"". Napoli 24 luglio 1856. [Beatrice racconta di un invito a pranzo dal Principe Colonna] ""[...] e siccome è parentela così stretta con mia Zia Torlonia, io non ci ho dimandato nulla essendo più che sicura che non ci avreste messo anche per vostro riguardo il minimo dubbio che ci andassi, e poi avendomi or detto di fare ciò che Papà e Mammà mi dicono vedete che sono puntualmente obbediente, facendo ciò che desiderano? [...] Mi rincresce sentire le cattive nuove della vostra Strada Ferrata perché invece così di fare [...] ed incoraggiare, per fare qualche intrapresa a Roma succederà tutto il contrario e si confermerà sempre più l'idea che i Romani non sono buoni a nulla e sono sempre gli ultimi per tutte le cose. Io che amo il mio paese vorrei che succedesse e potessero dire tutto il contrario di ciò che succede e si parla ora [...]"". Napoli 29 luglio 1856 ""[...] Il nostro pranzo in casa Colonna andò bene eravamo tutti i Romani che sono in Napoli cioè i Cenci, Capranica e la Cini [...] Monsignor Nunzio, e un Signore Napoletano che è stato per molti anni a Roma [...]."" Napoli 31 luglio 1856 ""[..]. Qui sabato vi è una gran Processione per S. Gaetano, la quale si fa ogni secolo e la fortuna fa che quest'anno noi ci troviamo per questa bella occasione, e Papà ci porterà da Castellamare a Napoli per vedere questa processione [ ...] Dicono che sarà una cosa molto bella abbiamo veduti i preparativi della Chiese e si vede che vogliono fare molte cose [...]"". Castellamare 2 agosto 1856. ""[ ...] Oggi Papà Enrico e me torniamo di nuovo a Napoli [...] col treno delle 2 e torneremo col treno delle 7 1/2. Qui ci si impiega un ora con la Strada Ferrata da Napoli a Castellamare e sono circa 20 miglia e ci si va magnificamente siccome anche è servita molto bene e con molta esattezza, cosa molto necessaria, per le strade ferrate. Oggi dunque vi è questa grande Processione a Napoli per S. Gaetano, vi è gran festa cò illuminazioni per la ricorrenza che S. Gaetano liberò la città di Napoli dalla peste e ciò si fa ogni centenario [... ]"". Castellamare 5 agosto. ""[...] La Processione era bella ma per noi che sempre siamo abituati a vedere Processioni in Roma non fanno tanto colpo come agli altre [...]. Il vostro ritratto per me è una cosa preziosa e lo tengo vicino a me pensando se avrò con me l'originale che giorno felice sarà per me, e spero che lo sarà anche per voi [...]"". Castellamare 10 agosto. ""[...] Non nego però che ogni qual volta io con impazienza attendo vostre nuove e non mi giungono mi reca grandissimo dispiacere, poiché ora le vostre lettere per me sono necessarie crescendomi di giorno in giorno di più l'amore per voi che meritate per le vostre buone qualità e per tutto in generale [...]. Quando sarà la luna piena ci proponiamo fare una gita a Sorrento e tornare la sera al chiar di luna per la magnifica strada che da Sorrento conduce a Castellamare la quale è sempre costeggiata dal mare ed è veramente una delizia, essa è poi così ben tenuta che sembra il viale di un giardino [...] Giorni fa la mia Teresa [Orsini, sorella di Beatrice e sposa di Enrico Colonna Barberini di Sciarra ] ha scritto a sua cognata Monaca a Tor di Specchi, e la pregai di pregare la medesima di voler presentare i miei complimenti a vostra Zia, facendogli con ciò credere che benché non abbia ancora il piacere di conoscerla pure voglio farle conoscere che mi ricordo di lei [...]"" 12 agosto 1856. [Beatrice racconta al fidanzato di una sua gita a Pagani] ""[...] Noi dunque ci andammo per visitare questo Santo [S. Alfonso de Liguori] e vedemmo il suo corpo il quale di conserva tutto intero, si vedono le Braccia le Gambe le Mani e il Petto il Teschio è coperto da una maschera di creta esso sta dentro un urna vestito da Vescovo e le sopradette reliquie sono accomodate in modo che restano scoperte con sopra dei Cristalli, benché tutto il resto del corpo resti vestito. Si vedono anche tutti gli abiti che esso portava, tutti i suoi utensili di Chiesa e una bella Madonna che esso aveva, la Camera per le donne non si puole vedere perché è dentro il convento. Vi andarono dunque gli uomini e la trovarono molto interessante per come si mantiene bene con tutta la sua roba che vi è essendovi ancora tutto come quando egli viveva,siccome è un gran Santo ha fatto molto piacere a tutti veder tutte queste cose [...]"". Castellamare 15 agosto 1835. ""[...] Per dimostrarvi che sempre mi siete presente, ho voluto dimostrarvelo col prendere ciò ché Sorrento offriva di meglio, ed ho scelto tre cravatte [...] per la prima occasione che ci sarà le avrete, vergognandomi di porgervi io stessa una cosa così sciocca per la sua piccolezza, e spero che non vorreste conoscere che il valore della mia affezione [...]"" . Castellamare 20 agosto 1856. ""[...] Ieri qui vi fu un grande movimento per l'arrivo di un reggimento che il re ha fatto venire da Teano. Questi poveretti stanno in penitenza per causa di un Colonnello il quale per dare 100 bastonate a due poveri soldati restarono morti sotto le medesime, vi fu allora una rivolta e il Colonnello per salvarsi dovè ritirarsi in cantina perché i soldati gridavano ""Viva il Re abbasso il Colonnello"". Ora per questa rivolta il Re fa stare in penitenza questi poveretti facendoli strapazzare immensamente e facendoli stare sulla paglia, ed ha detto al Colonnello di dimandare il ritiro, ancora però non l'ha dimandato perché è venuto qui ed abita in questa Locanda, pare che il Re sia stato molto indulgente con il Colonnello, poiché dopo una tale cosa mi sarebbe parso più conveniente di levare subito il Colonnello. Ma però posso sbagliare, essi arrivarono verso le 3 e all' Ave Maria eravamo tutti in gran Galà ed il Re era lì non so cosa gli facesse fare povera gente però facevano pena perché così stanche del viaggio avevano gran bisogno di riposo ed invece stavano sotto il comando [...]"". Castellamare 2 settembre 1856. ""[...] Non sapevo che a Roma vi dovesse essere giustizia badate bene a non strapazzarvi quando anderete a fare quella bella Opera di stare con quei poveri giustiziati e ditemi quando questa giustizia sarà [...]"". Napoli 4 settembre 1856 "" Ieri sera andammo al Teatro de Fiorentini dove vi è la compagnia di prose e vi è ancora Taddei , celebre attore, forse l'avrete sentito nominare. Ieri sera egli recitava e ci divertì molto, avemmo anche una Farsa, figuratevi il soggetto è cosa si farà tra un secolo, è veramente era una cosa da ridere ma molto sciocca. Questa sera andiamo dal nostro Pulcinella a S. Carlino, così profittiamo di questa sera fino a Domenica che comincia la novena di S. Gennaro ed allora non ci sono più teatri a Napoli fino a dopo S. Gennaro [...] Noi ci prepariamo per la Festa di Piedigrotta che come ben sapete qui a Napoli è un giorno di gran festa, ma tutta militare, e noi abbiamo il vantaggio che tutta la truppa passa avanti le nostre finestre ed anche il Re la Regina con tutto l'equipaggio. La padrona della locanda ci darà una finestra al primo piano che così potremmo vedere la toletta della Regina e della Principessa [...]"". Napoli 11 settembre 1856. ""[ ricevetti] Jeri la vostra lettera del 6 corrente e mi rincrebbe molto sentire la terribile morte di quei giustiziati, ora pare che si siano resi più soventi questi casi che non si vogliono convertire. Speriamo che il Signore gli avrà dato Misericordia ma certo per voialtri doveva essere un gran soffrire vederli morire così come bestie. Le vostre fatiche però mio caro non convengo con voi che siano andate in fumo perché anzi io credo che più la fatica è forte più uno acquista merito avanti Dio dunque certo che questa volta il signore avrà gradito assai tutte le vostre pene Siccome sono state più lunghe e poi la pena più forte di non potere vedere un buon risultato. [...]"". S. ta Caterina 6 ottobre 1856. "" Mio Carissimo Urbano eccomi di nuovo a darvi mie nuove in iscritto le quali unite a quelle di tutta la mia famiglia sono buonissime, le mie sono ancora più buone quando penso che dopo domani vi avrò di nuovo con me [...] spero che nell'istesso modo sarete contento come me i rivedermi. Ora è mezza notte e torniamo da casa Barberini dove abbiamo passato la sera [...]. Biglietto senza data diretto a Urbano "" Benché voi nel giorno che arriva Teresa a Roma abbiate già ricevuto una mia lettera per la posta pure voglio farvi avere quest'altre due righe per mezzo della mia Teresa e assicurarvi così che sempre col mio pensiero sono con voi e che mai vi ho dimenticato per un solo momento."
b. 39, fasc.34
1856 - 1896
11 lettere inviate a Isabella detta "Belluccia" Sacchetti dai vari membri della famiglia. Le lettere, scritte in tono affettuoso e confidenziale, riguardano argomenti familiari quali lo stato di salute, gli avvenimenti, i divertimenti e le attività svolte durante i soggiorni estivi nelle varie località di villeggiatura. 5 lettere sono state scritte da Margherita Spreca, seconda moglie di Girolamo Sacchetti, fratello di Isabella. Margherita informa la cognata del suo stato di salute. Il fascicolo comprende 3 lettere scritte da Clelia Sacchetti, sposata a Giuseppe Sacripante Vitutiy, che in tono affettuoso si informa della salute della zia e le invia gli auguri per il suo onomastico.
1812 settembre 3 - 1876 agosto 28
Documento autografo.
Trascrizione: Lettere inviate dalla nipote Clelia Sacripante Sacchetti, Narni 31 agosto 1874. "Carissima zia, non voglio lasciarvi passare il vostro onomastico senza augurarvi qualche felicità che desiderate, nella certezza che vogliate gradire i miei auguri . La nostra salute grazie a Dio è buona, ad eccezione di Saverio che di quando in quando è tormentato dai suoi soliti incomodi in modo che ha dovuto applicarsi tre vescicotti sul petto, raccomandatelo al signore. Mi fareste cosa grata se mi deste notizie vostre e de la zia Monaca [...]."" Narni 28 agosto 1876 ""Carissima Zia Riceverete da Marini Lire 75 che darete a Vittoria, onde le lasci ad Angelica moglie di Piero per pagare porzione delle spese occorse all'operazione, avvertendole che tali denari provengono da un opera pia, alla quale appartiene Pippi [Giuseppe Sacripante Vitutiy marito di Clelia Sacchetti], affinché possa suffragare l'anima del Testatore. Profitto di questa circostanza per farvi i più sinceri auguri per il vicino vostro onomastico, anche per parte di Peppe, e delle ragazze"". Lettera inviata da Maria Spada Veralli da Bologna 15 ottobre 1830. "" [...] Le debbo infiniti ringraziamenti per la sua gentilissima le espressioni di vera cordialità ch'Ella mi addimostra, mi obbligano infinitamente e vorrei poterle significare la mia riconoscenza. In tutto mi studierò di meritare il suo amore, e sarò felicissima s'ella me lo accorderà io non posso dubitare neppure un momento, essendomi già note le sue virtù ed ottima qualità. Gradisca, la prego, i doveri di Papà e della sorella mi conto di essere sua Aff.ma Cognata Maria Spada"". Lettera inviata da Margherita Spreca seconda moglie di Girolamo Sacchetti, Viterbo 8 Luglio 1874 ""[...] Dalle lettere che ho scritto ad Umberto [Sacchetti], a Beatrice [Orsini, moglie di Umberto] [...] avreste sentito le mie notizie, oggi ve le voglio dare direttamente, queste dunque sono buone, stando presso a poco come stavo a Roma, dal dolor di testa che ebbi il primo giorno, mi sono rimessa benissimo, e non mi sento niente peggio speriamo che il meglio verrà appresso. I bagni non mi danno fastidio affatto ne ho presi due e domani faccio riposo [...]. I bagni li faccio in casa e ho tutti i comodi, sto benissimo situata, ed il caldo dentro un poco lo sento poi Camillo vi dirà tutti i dettagli [...]."
Raccolta composta da 2 lettere e 2 minute inviate a Girolamo Sacchetti dalla sorella Isabella detta "Belluccia". Le lettere sono pervase da un tono affettuoso e confidenziale. Isabella, in tono scherzoso, risponde alle lamentele del fratello che la rimprovera di essere pigra e di scrivere con poca frequenza. L´esigua quantità di lettere viene compensata però dalla moltitudine di notizie che emergono in questo stralcio di corrispondenza. La cura della casa, i piccoli inconvenienti domestici, i "malanni" accorsi ai domestici e ai vari membri della famiglia si susseguono nella narrazione e danno l´impressione che Isabella fosse immersa in una tale quantità di attività e pensieri che forse in parte giustificano la sua poca assiduità nello scrivere.
1841 maggio 8 - 1857 luglio 1
Documento autografo.
Trascrizione: Minuta, priva di data. "C. F. Le cose più rare sono le più gradite non è vero? Se io vi scrivessi dunque tutti i giorni, le mie lettere al certo non vi sarebbero così gradite come [...] vi sarà la presente. Che bella attività! faticar meno e guadagnar più: le vostre lettere però (intendiamoci) ancoché fossero frequentissime mi sarebbero sempre carissime. [...] ringraziate anche moltissimo da mia parte Urbano e Camillo, che mi hanno scritto due graziose lettere, fategli gradire i miei più cordiali saluti, e ditegli che siano buoni e si divertano quanto più possano, mare e terra e in città e in campagna [...] vedo all'ultima, che mi scrivete, che la vostra dimora in Corneto sarà un poco più lunga di quello si credeva, e ciò per poter gradire della festa che si fa il giorno 10 maggio [...] basta divertitevi anche voi, che veramente avete molto bisogno". Roma, 8 maggio 1841. "Carissimo fratello, mi perdonerete se non ho risposto prima alle numerose vostre lettere, ma ricorderete ciò che vi dissi prima della vostra partenza, ed anche la mia gran pigrizia che ben vi è nota; intendo però con questa rimediare al mal fatto [...]"" Roma, 24 maggio 1841 "Carissimo Fratello, Prima di poterlo far personalmente, voglio, (sebbene un poco tardi), fare mille e mille ringraziamenti sia a voi, che a Marietta per l'ottime Raguste, ed Ombrine forniteci; certo non mi occorre di comprar Pesce, giacché me ne prevedete Voi abbondantemente. Ma Nazarena che vi ringrazia moltissimo, unitamente alle ragazze, vi prega scusarla, se non scrive essendo molto occupata, [...]. L'appartamento, si può dire sia già all'ordine, non mancandovi che le tendine, che si metteranno in questi giorni, il mobilio è situato. non temete di sentir puzzo giacché non ci è affatto. Sento che sia vicino il vostro ritorno: Io desidero di rivedervi, ma vorrei che Marietta avesse migliorato;in quanto alla debolezza di stomaco sono certa che in Roma starà meglio: intanto vi prego fargli gradire i miei saluti, fatelo lo stesso con i Nepoti, e credetemi la V.tra Aff.ma sorella Isabella".
5 lettere inviate da Eleonora Sacchetti, monaca carmelitana, al fratello Girolamo e alla seconda moglie Margherita Spreca. Le sue missive variano di lunghezza a seconda degli argomenti in esse trattati: sono brevi le comunicazioni inviate alla sorella Clelia e alla matrigna Teresa Spreca, nelle quali si richiede di inviare al monastero oggetti di famiglia a lei necessari. Le 2 lettere inviate al padre risultano essere più lunghe e pervase da un tono affettuoso; in esse la donna si informa riguardo la salute precaria del padre e di una zia.
1856 dicembre 7 - 1871 marzo 29
Documento autografo.
Trascrizione: Dal monastero del Corpus Domini 7 Dicembre, 1856. "Carissimo papà, non potete immaginare di quanta pena mi sia l´udire come ancora non possiate ottenere la bramata salute, onde ho creduto prendere il permesso di tenere scoperto il S.mo Crocefisso, per nove giorni nel quel tempo si farà una Novena a l´Immagine sud. e al glorioso San Giuseppe e sono certa che il Signore ci concederà quanto chiediamo [...]io godo di ottima salute e il freddo quest´anno poco mi da fastidio, vi prego darmi vostre nuove ma non in voce, salutatemi tutti e sono la V.tra Aff.ma Figlia suor Teresa del Prezioso Sangue" Dal monastero del Corpus Domini 1 Luglio, 1857. " Mio caro Papà, potere Voi immaginare quale pena sia per me udire, che la povera zia vada sempre peggiorando e maggiore mi si rende, questa a riflesso del dolore e da afflizione, cagiona in Voi la sua malattia perciò Vi prego di sollecitarci più che potete anche non abbiamo a perdere, quello che mercè la divina grazia si è acquistato, e solo pregate iddio Vi dia forza, e rassegnazione onde poterete offrire quei sacrifici che da Voi vuole [...] credetemi caro Papà che il Vostro buon Dio e tanto amoroso che non solo Vi darà il premio nell´altra vita, ma anche in questa, perché dopo la tempesta viene la calma, e torno a pregarvi, fatevi coraggio e state sollevato qui non si fa che pregar per Voi e Zia [...]. Biglietto inviato a Margherita Spreca. 3 Novembre, 1870. Carissima Zia, La prego di mandarmi quella Scattola d´argento che troverà in uno di quei canestri, deve essere una Scattola tonda con il nome di Gesù sopra, e dentro vi deve essere una mezza lunetta che serve per la Benedizione, la consegni al fattore o al suo figlio ma ben coperta che non conosca niente."
Beatrice Orsini, nell´estate del 1856, contemporaneamente alla corrispondenza avviata con il fidanzato Urbano, inaugurò un canale epistolare con il padre del ragazzo. Ella, da poco fidanzata, attraverso le sue brevi missive, non trascura di dimostrare al futuro suocero tutta la stima e l´attenzione riposte nella famiglia che di lì a poco l´avrebbe accolta. Nella sua prosa, sempre dosata ed equilibrata, Beatrice si lascia andare a un momento di sconforto, dovuto alla lontananza dal suo Urbano. Sconforto e malinconia che ella decide di condividere proprio con il padre Girolamo, rammaricandosi per i troppi impegni che costringevano il giovane a Roma.
1856 luglio 9 - 1856 luglio 31
Documento autografo.
Trascrizione: Napoli 9 luglio 1856. "Stimatissimo Marchese, non voleva far passare più lungo tempo senza indirizzarle due righe e nel medesimo tempo dimostrarle l'interesse che ho ora per tutta la Sua Famiglia e la brama che sento di sapere loro nuove . Il nostro soggiorno a Napoli confà molto a tutti noi, ma veramente per me manca il più, che è Urbano. Non ho mai tanto desiderato la strada Ferrata di qui a Roma come la desidererei ora perché così potrei avere sempre la speranza che egli potesse venire [...] ma bisogna che con tutta la fermezza discacci questi pensieri perché sono vere illusioni e che mi contenti di passare questi giorni stando insieme con il pensiero e separati dalla persona [...]" . Napoli 31 luglio 1856. "[...]Con immenso piacere ricevei ieri la sua lettera e la ringrazio di tutto cuore si per il grazioso pensiero che ella ha avuto di ricordarsi di me nel giorno della mia festa e si per gli auguri che ella mi fa, e spero veramente che il Signore mi vorrà benedire in un tal modo che io mi possa regolare e condurre allorché sarò Sposa di Urbano, in un tal modo da rendere felice si lei che tutta la sua famiglia. Noi domani lasciamo Napoli per qualche tempo per poi ritornarci a stare, andiamo a Castellamare dove si trovano da qualche giorno di già i Barberini[...]. Io di nuovo vi ringrazio per la sua premura inverso di me, e la prego di accettare i sentimenti di affezione che le dimostra la sua aff.ma serva Beatrice Orsini"
b. 39, fasc. 109
sec. XIX
11 lettere che riflettono il tenero e affettuoso dialogo di una nonna con il proprio nipote quindicenne lontano da Roma per le vacanze estive. Margherita Spreca scrive con una frequenza quasi giornaliera. Continue le raccomandazioni all´obbedienza, allo studio e alla buona educazione. Gli echi dei giochi, delle corse e degli scherzi con i fratelli ci pervengono attraverso le parole della nonna che divertita commenta le varie situazioni e circostanze. Colpisce, inoltre, la cura riservata ad alcuni canarini che devono essere protetti dalla presenza dei "sorci" probabilmente presenti in alcune zone della casa.
1872 luglio 2 - 1872 luglio 19
Documento autografo.
Trascrizione: Roma, 4 luglio 1872. " Ieri mattina ricevetti la tua carissima[...] con molto piacimento sento che ti ricordi delle mie prediche, sono sicura che metterai in esecuzione quanto ti dissi, e capirai che tutto si fa per il tuo bene, spero che Don Francesco sarà contento di te, tanto per lo studio, quanto per il resto e serò ben contenta di essere presto assicurata [...]. Ieri ti scrissi che i canaretti stanno bene ed erano volati, oggi ti dirrò che il più piccolo si è affogato nel beveratojo, gli altri due stanno benone. [...] sento con piacere che state tutti bene, e che ci abbiate anche il divertimento della ginnastica, badate però di non farvi male, e fate solamente quello che D. Francesco crede che possiate fare." Roma, 8 luglio 1872. "[...] Vorrei anche sapere come vanno i dispetti con i fratelli, che rabbia. Se ti ricordi, cosa mi dici, i nostri discorsi e le tue promesse non ci dovrebbero essere tutte queste cose, ed io credo che non ci sono, e che ti porti bene in tutto, ma sarà meglio che tu mi dici qualche cosa in proposito e con tutta la verità capito?" Roma, 9 luglio 1872. " [...] mi dispiacciono i difetti che ci sono nella tua Giacca e Gilé perché si troverà anche in qualche altro vestiario che ti mando, essendo stato fatto compagno [...]. La cravatta si pole salvare levandoci il cartoncino [...]. Camillo ti saluta unitamente a tutti e ringrazia dell´invito per la Commedia che facilmente verrà a sentire [...]. Zia Belluccia saluta tutti e così Monsignor Cristofori e la vecchierella. I canari stanno benone, e ne sono nati altri due [...]". Roma, 17 luglio 1872. " [...] dei canari ti scrissi tutto ed ora ti dirò che ma madre è guarita e che i cannelli da latta impediscono ai sorci di andare nella gabbia[...]" Roma, 18 luglio 1872 "Mio Caro Giulio, Ieri sera zio Camillo giunse felicemente e [ con ] piacere sentii le buone notizie su tutti voi[...]. Mi disse che questa mattina ci avevate una somarata, imbastita, e che insomma sempre vi divertite e che state benone, ma i studi come anderanno? Io ti dico la verità che questi mi interessano più che i divertimenti[...] spero non si trascineranno e si combinerà l´uno e l´altro[...]". Roma 19 luglio 1872 [...] i canari ieri mattina li trovammo spaventati dai sorci che ci avevano passato la nottata insieme, le madre dei canaretti grossi non poteva più volare e stava aggrappata, fu presa, fatta vedere alla medichessa [...] ma non fu potuto capire cosa avesse, li due piccoli canari dell´altra sono morti, la canara questa mattina sta meglio ma ancora non puol volare. E così gli ovi che ci aveva sono rimasti abbandonati[...]".
7 lettere state scritte in momenti diversi in occasione delle nozze dei figli Giulio e Franco Sacchetti. I tentativi messi in atto da Beatrice per creare i presupposti per un´unione matrimoniale tra Giulio e Teresa Gerini avranno buon esito, come si evince del resto dalla lettera diretta al figlio Franco, nella quale vengono riportate le prime impressioni sul matrimonio avvenuto. Viceversa la promessa di matrimonio del figlio Franco con la giovane marchesa di Castelnuovo va in frantumi; l´avvenimento, tuttavia, non sembra dispiacere troppo a Beatrice che trova pronto rimedio in un nuovo progetto di nozze con un ragazza, figlia di casa Guglielmi.
1877 - [1899]
Note: Le lettere sono racchiuse in un fascicolo bordato di nero nel quale vi è riportato R.I.P. lettere della mia carissima mammina.
Trascrizione: Lettera di Beatrice al marito Urbano, Firenze Hotel Milano, via Cervettari, 21 aprile [manca l´anno] "Carissimo Urbano, Eccomi subito a dare ragguaglio della mia missione. Oggi alle tre sono andata in casa Gerini [ ...]. La Marchesa mi ha ricevuto subito, dopo poche parole io le ho detto che se la figlia fosse contenta io veniva per domandarle in sposa a Giulio, e che stante le occupazioni del Vaticano non era potuto venire, ma aveva incaricato di fare le veci, la M.sa mi ha risposto che la figlia era contentissima di sposare Giulio, e che era incantata delle belle qualità di quel giovane e che essa era rimasta maravigliata come la ragazza si fosse subito decisa per il si, mentre nelle sue cose ci vuole pensare molto, così mi ha chiamata la ragazza la quale è venuta subito a baciarmi la mano e nella sua immensa timidezza mi ha dimostrato d´essere contenta [...]. Domani ci vado con Maria e Carlo per presentarli alla sposa [...] l´ho detto ai Gori ed esse mi hanno detto che è un bel matrimonio perché sono ragazze educate molto alla buona, e mentre sono vere Signore non hanno pretensione, dicono pure che anche per loro è una fortuna sposare Giulio, mentre l´altra sposa un napoletano che ha solamente quindici mila lire di rendita e non ha neppure la casa [...]". Lettera di Beatrice al figlio Giulio "" Firenze 22 aprile Hotel Milano via Cervettari [manca l´anno] [...] abbiamo poi parlato insieme con la Marchesa la quale è molto contenta di questo Matrimonio, mi sembrava che non si aspettasse di maritare la figlia così bene, essa mi dice che è sicura della buona riuscita di Teresa, io naturalmente le ho detto che non ne dubitavo. [...] Tua mamma". Lettera di Beatrice al figlio Franco ""Firenze 28 ottobre ore 7 di sera [1888]. Franco Carissimo, eccomi a darti le nuove del matrimonio, tutto è andato splendidamente. Questa mattina Giulio ha fatto le sue devozioni e poi alle dieci e mezza siamo andati a casa Gerini. La sposa era molto bella e benissimo vestita, con un portamento molto dignitoso, si vedeva che era commossa ma non ha pianto affatto. Giulio pure molto tranquillo e contento. Il matrimonio è stato nella Cappella di Casa, poi sontuosa colazione alla Forchetta con tutti i Borghese, Torlonia, eravamo in quaranta [....] dopo siamo venuti a casa, Giulio si è spogliato e siamo tornati a casa Gerini dove Teresa era già pronta in toletta da viaggio, molto elegante. Vi è stata la partenza[...] ora abbiamo ricevuto un dispaccio dove ci dicono essere giunti benissimo alle sei [...]. Ringrazio Iddio che tutto sia andato così bene e che Giulio sia veramente felice [...]". S. Marinella 12 luglio [manca l´anno] "Mio caro Giulio Incomincerò la lettera col dirti una cosa che a te e Teresa vi farà piacere, prima di questo ti dirò che avvicinandosi l´epoca della decisione del matrimonio della Castelnuovo[...] io ho parlato molto con Franco per vedere se egli era veramente contento, ed in lui o scorgevo una freddezza anche più forte di prima, più poi che le ultime lettere della Marchesa Castelnuovo [...] non erano affatto amabili e non rispondendomi affatto a delle frasi che io le dicevo riguardanti la nostra dimora a Senigallia, e si vedeva che la cosa non si sarebbe conclusa, non aderendo certo Franco al loro desiderio di allontanarsi da Roma. In questo frattempo si è veduta la mano di Iddio che ci assiste e protegge sempre. Un sacerdote, maestro di Spinola [...] ha parlato a Carlo, essendo incaricato da Guglielmi di vedere se era possibile riallacciare le trattative del matrimonio di Franco con la ragazza Guglielmi, allora Papà ne ha parlato con Franco, e non puoi credere la consolazione del medesimo nel veder realizzati i suoi desideri, perché il suo pensiero è stato sempre per quel matrimonio [...]non piacendo a nessuno l´altro per la lontananza [...]. Io poi che non desidero altro che la felicità di Franco sono contentissima, e certo per me era un gran punto nero il pensare Franco anche per soli pochi mesi si dovesse allontanare da me [...] Dopo trattati gli affari, bisognerà (se si combinano gli interessi) che i giovani si conoscano, ed il meglio luogo sarebbe fra qui e Civitavecchia[...] Sperando che tutto si concluda ed io ci spero perché è stata una combinazione tale di cose che ci si vede una particolare provvidenza d´Iddio. Mi raccomando gran silenzio e che nessuno sappia una parola [...]".
La corrispondenza di mano femminile all'interno del fascicolo è composta da 2 lettere inviate da Maria Sacchetti alla madre Beatrice. Nelle 2 lettere Maria racconta alla madre della visita fatta pochi giorni prima in compagnia del fratello Franco a una giovane fanciulla, in vista di un possibile fidanzamento tra il fratello e la ragazza. Maria esprime i suoi dubbi circa le qualità della ragazza, molto timida e un po´ "bruttina"; tuttavia, lascia trasparire la speranza che i futuri incontri possano aumentare l´entusiasmo di Franco e far nascere una sintonia fra i due giovani, i cui esiti potrebbero portare all´unione matrimoniale. Il fascicolo conserva 1 cartolina della figlia Anna.
1896 - 1899
Documento autografo.
Sul fronte della cartolina è rappresentato l'Albergo Brufani.
Trascrizione: Lettera inviata da Maria Sacchetti in Serlupi alla madre Beatrice, residente all´Hotel della Pace, Bagni di Montecatini. Marotta, 27 agosto 1896. "Carissima mammà, vengo subito a raccontarti tutto della nostra visita di ieri alla Marchesa. Gigi con zio Camillo andarono a Vecchio. Mammà andò coi pupi a Mondolfo e Franco Annetta ed io andammo dalla M.sa in carrettino. Arrivati al villino ci dissero che erano tutti usciti in barca [...]. Verso le sette ci ritornammo e trovammo tutti, quest´anno vi è un´altra sorella della Marchesa che ha niente meno dieci figli. Ci mettemmo a sedere e facemmo un poco di conversazione. Però la ragazza parlò quasi niente, perché si vergognava fosse fatta la visita, ce ne ritornammo a Marotta. Per strada parlammo della ragazza e mi pare che a Franco poi dopo tutto non gli dispiace, però egli dice che non la conosce giacché non gli parla mai, dice quattro parole e basta. Ho capito che la vorrebbe avvicinare per conoscerla un poco e vedere se gli è simpatica, perché così non ci capisce proprio nulla. Allora io dissi che certo era una bella occasione per avvicinarla e parlarci proprio e giusto combinare di passeggiare un poco insieme, andare a trovarla spesso, etc. Passeggiare insieme qui in campagna è comodissimo giacché nessuno ci vede e nessuno può parlare, giacché se non fa questo adesso qui è finita, perché la marchesa a Roma non ci viene per certo. Dunque ora faremmo così e poi quando verrai te vi potete dare degli appuntamenti e così Franco capirà come è la ragazza. Lo dico a te, ma la ragazza mi è sembrata imbruttita, e che la Marchesa non può pensare a levarsi questa figlia di casa! Questa è l´impressione che io ho ricevuto. Dunque mi pare che s´incammini tutto bene e lasciamo fare al Signore che tutto dispone per il nostro meglio. Se è rosa fiorirà! Non ti pare? Certo che Franco deve cercare di arrivare a capirla un poco, come è! E questo sono certa, lo farà[...]." Lettera indirizzata alla marchesa Beatrice Sacchetti, dalla figlia Maria Sacchetti in Serlupi. Marotta, 31 agosto 1896. " Carissima mammà, oggi sono io che vengo a darti dettagliatamente nostre nuove, le quali, grazie a Dio, sono ottime. Abbiamo avuto dei tempi orribili che qui nessuno ricorda un agosto simile e capirai che è una seccatura, non tanto per noi ma per questi cari ospiti che abbiamo. Cerchiamo di far loro passare il tempo meno male che sia possibile, e pare ci si trovino bene. Io sono così contenta avere questa compagnia, e la mia felicità sarà al completo quando avrò te, Papà e Clemente [....]. Ieri mattina, dopo la Messa, andammo a vedere Franco tirare e questo divertiva assai ad Enrico e non connetteva più, correva, ballava era fuori di sé dalla gioia. Il dopo pranzo, dopo un forte diluvio, andammo dal Brusco, e Franco ed io in bighetta col somarello e mi divertì tanto[...], forse andremo a Senigallia. Ora dunque, grazie, per la tua lettera la quale feci leggere a Franco, e disse che certo che prenderà sul serio. Meglio di questa occasione è difficile che gli si presenti un'altra più propria per avvicinarla e conoscere entrambi. Farò tutto appena vedrò la M.sa, ma ci si mette di mezzo anche questo brutto tempo, ma combineremo bene tutto, primo per farti cosa grata a te, secondo perché vogliamo bene a Franco, mi sta a cuore la sua sistemazione e la sua felicità [...]. Anna grande sta benone, ed ora è più urtata, ora meno, io le so prendere benone. Solo che non ci è stato verso che abbia voluto prendere la valeriana ma tanto dirà che è inutile perché sta bene. Tu però non dire nulla, che ti ho detto ciò [...]".
b. 39, fasc.110
sec. XIX
Il diario riporta, sotto forma di brevi annotazioni giornaliere, gli avvenimenti accaduti alla donna e alla sua famiglia, in un periodo di tempo compreso tra il 1876 e il 1892. La marchesa segnala con maggiore insistenza gli impegni mondani, rappresentati dai pranzi, dalle cene, dai balli a cui partecipava, spesso in compagnia dei figli. La cura della casa, seguita costantemente dalla donna, la scelta della servitù, i piccoli inconvenienti domestici vengono segnalati con egual premura. La vita di Beatrice si avvicenda tra Roma e le mete da lei scelte nei frequenti viaggi intrapresi in compagnia dei figli sposati, spesso diretta a Napoli per poter incontrare le figlie in convento, altre volte in Francia e in Svizzera.
1876 - 1892
Delega di scrittura.
Diario costituito da 2 quaderni ricoperti da una copertina di cartone nero in buono stato di conservazione. Esso però non costituisce il materiale originale redatto dall'autrice, ma la successiva trascrizione fatta dal figlio Giulio
b. 46, fasc.5
sec. XIX
4 lettere inviate dal fratello, il principe Filippo Orsini, e dalle sorelle Giacinta e Teresa, che ripercorrono alcuni momenti della vita di Beatrice. Dalla documentazione emerge il legame molto forte che unisce i quattro fratelli, che si palesa con maggior evidenza nella corrispondenza con Teresa. Ella, in una lettera risalente al 20 settembre del 1856, informa Beatrice di aver incontrato il suo fidanzato e futuro sposo Urbano. Teresa, sensibile allo giovane, lontana da Roma da alcuni mesi, la rassicura sui sinceri al giovane, certa che le buone notizie, narrate per lettera, avrebbero giovato e sollevato Beatrice dalla malinconia dovuta alla prolungata lontananza.
1844 luglio 27 - 1845 settembre 14
Documento autografo.
Trascrizione: Lettera di Teresa e Giacinta Orsini, Siena, 8 ottobre 1857. "Carissima Beatrice, ho ricevuto la tua lettera con grandissimo piacere essendo questo solo mezzo l´unico che mi solleva dal gran dispiacere provato nei dividermi da te a cui sono affezionatissima. La buona Giacinta con Augusto non fanno altro che tutto ciò che ci possa divertire. Giovedì ci hanno [portato a ] una grandissima festa di ballo che durò fino alle due dopo ma mezza notte [...] io avevo l´abito color rosa con le belle rose in testa [...]. Il conte Orsini che venne da Firenze a posta ci ha proposto un gran pranzo in Firenze per giovedì e poi un ballo[...] io sarò vestita con li frutti in testa e così facendo la toletta che mammà mi ha fatto fare sono certa che sarà bene e che a te pure sembrerà giusto come dice Giacinta alla quale sempre comando consigli. [la lettera continua con un brano di Giacinta].Cara Beatrice dici che tu sei in collera con me, facciamo la pace e scrivi e pensa che qualche volta proprio non ho il tempo di farlo. I zinali che mi hai mandato sono per mamma, ma cosa mi hai mandato? Certi corsetti corti corti. I sposi stanno benone e puoi figurarti se si pensa e parla di voi altri [....]" Lettera di Teresa Orsini Roma, 20 settembre 1856. " Beatrice carissima, ora ti voglio parlare del tuo sposo il quale la prima sera venne solo con il fratello e ci assisterono tutto il pranzo [...] e non si parlò che di Beatrice, se si era divertita, se bramava tornare a Roma che a lui questi mesi non gli passarono mai [...] che buon giocatore, quanto ti ama, già di salute sta bene ma l´abbiamo trovato smagrito. Ieri sera venne con la M.sa con il M.se e con la sorella e subito mi disse non mancano pare che otto giorni perché io riveda la cara Beatrice [...]. Ieri fui la Pincio, incontrai diverse persone e tutte mi si rallegrarono per il tuo matrimonio facendo molti elogi della famiglia del giovane [D´Andrea] mi disse che fa piacere di sentire per Roma tuta una voce dicendo che coppia felice sarà [...]. Spero di aver fatto bene le mie parte con Urbano e te le ho scritte affinché tu ti regoli quando lo rivedrai [...]". Lettera di Teresa e Giacinta Orsini, Siena, 8 ottobre 1857. "Carissima Beatrice, ho ricevuto la tua lettera con grandissimo piacere essendo questo solo mezzo l´unico che mi solleva dal gran dispiacere provato nei dividermi da te a cui sono affezionatissima. La buona Giacinta con Augusto non fanno altro che tutto ciò che ci possa divertire. Giovedì ci hanno [portato a ] una grandissima festa di ballo che durò fino alle due dopo ma mezza notte [...] io avevo l´abito color rosa con le belle rose in testa [...]. Il conte Orsini che venne da Firenze a posta ci ha proposto un gran pranzo in Firenze per giovedì e poi un ballo[...] io sarò vestita con li frutti in testa e così facendo la toletta che mammà mi ha fatto fare sono certa che sarà bene e che a te pure sembrerà giusto come dice Giacinta alla quale sempre comando consigli. [la lettera continua con un brano di Giacinta].Cara Beatrice dici che tu sei in collera con me, facciamo la pace e scrivi e pensa che qualche volta proprio non ho il tempo di farlo. I zinali che mi hai mandato sono per mamma, ma cosa mi hai mandato? Certi corsetti corti corti. I sposi stanno benone e puoi figurarti se si pensa e parla di voi altri [....]" Lettera di Teresa Orsini Roma, 20 settembre 1856. " Beatrice carissima, ora ti voglio parlare del tuo sposo il quale la prima sera venne solo con il fratello e ci assisterono tutto il pranzo [...] e non si parlò che di Beatrice, se si era divertita, se bramava tornare a Roma che a lui questi mesi non gli passarono mai [...] che buon giocatore, quanto ti ama, già di salute sta bene ma l´abbiamo trovato smagrito. Ieri sera venne con la M.sa con il M.se e con la sorella e subito mi disse non mancano pare che otto giorni perché io riveda la cara Beatrice [...]. Ieri fui la Pincio, incontrai diverse persone e tutte mi si rallegrarono per il tuo matrimonio facendo molti elogi della famiglia del giovane [D´Andrea] mi disse che fa piacere di sentire per Roma tuta una voce dicendo che coppia felice sarà [...]. Spero di aver fatto bene le mie parte con Urbano e te le ho scritte affinché tu ti regoli quando lo rivedrai [...]".
E' la denominazione che racchiude la corrispondenza inviata a Beatrice tra cui 8 lettere di mano femminile. Alcune delle lettere furono inviate a Beatrice in occasione del suo onomastico quando ella, da poco fidanzata con Urbano Sacchetti, iniziava una corrispondenza con alcune delle figure femminili della famiglia più vicine al futuro sposo: la sorella Clelia e la seconda moglie di Girolamo Sacchetti Margherita Spreca. Il tono delle lettere è affettuoso e gentile, ma tradisce, tuttavia, la scarsa conoscenza e confidenza verso la giovane ragazza che di lì a poco sarebbe divenuta parte della famiglia. Al di là della corrispondenza familiare sono conservate 2 lettere inviate a Beatrice da Maria Amalia e dalla principessa Milagros Del Drago. Maria Amalia si congratula con l´amica per le imminenti nozze. Si tratta di una lettera scritta a due mani: infatti, alla fine è la nonna di Beatrice che sostituisce l´amica nella scrittura.
1856 luglio 26 - 1867 maggio 1
Documento autografo.
Trascrizione: Lettera di Clelia Sacchetti in Sacripante, Roma, 26 luglio 1856. " Gentilissima D. Beatrice, sono ben lieta della mia bella fortuna di scrivere per la prima volta a Lei in un giorno si bello qual'è il suo onomastico e per un si fausto motivo quale è di offrire i miei auguri per quello, questi non possono essere che sinceri, ed affettuosi essendo realmente tali, io di gran cuore glie li presento con una sola preghiera che voglia gradirli [...]" Lettera di Clelia Sacchetti in Sacripante Roma, 8 febbraio 1857. " [...] All'avvicinarsi si un si fausto giorno quale è quello delle sue nozze con Urbano voglio anche io darle un qualche ricordo, le invio perciò un tavolo da lavoro, dono in se tenue e quasi da nulla[...]. Carissima Beatrice sappia Iddio dator di ogni bene raccomandarla di tante benedizioni quante il suo cuore e il mio possano insieme desiderare [...]". Lettera dell'amica Maria Amalia nella quale è riportato anche un saluto della nonna alla nipote alla vigilia delle nozze, Berlino, 28 luglio 1856. " [...] adesso amatissima mia Beatrice ti dico due parole in qualità di nonna [...] e ben so esser inutile quello che sto per dirti, perché avete molto buon senso e cuore sensibile [...] certo ancora è che voi mia cara Beatrice avere tutti i numeri per essere felice e felicitare una famiglia. Ma ancor bisogna vincere di continuo il tuo carattere, sbiadire col gusto di Dio i mal umori, le collere ecc. ecc. perché il tuo sposino è giovane. E se questo di un lato è un vantaggio perché è facile il convivere, dall´altra parte però bisogna studiare assai, il modo, per mantenere l´amore di un giovane e affezionarselo per sempre e questo cara mia nipotina [...] non riesce se la donna non è pieghevole sempre amabile e mansueta, dopo sfogato la prima passione l´uomo ama soltanto la Donna in quanto sa guadagnare la sua stima per le sue virtù e rendergli la sua società preferibile a qualunque altra [grazie alla] calamita del suo amabile carattere. Ecco cara Beatrice quello che volevo dirti e se seguirete questo buon avviso sarete felicissima per sempre[...]".
Beatrice mantenne uno scambio epistolare con i genitori nel corso di tutta la sua vita. Purtroppo, all´interno di questo fascicolo, le missive inviate dalla madre sono solamente 2. Ma in più di un´occasione Maria Luisa scelse di rivolgersi alla figlia attraverso piccole frasi, brevi comunicazioni che si inserivano, come nota finale, all´interno delle lettere del marito.
1867 maggio 19 - 1867 settembre 6
Documento autografo.
Trascrizione: Lettera di Maria Luisa Orsini, Roma, 19 maggio 1867. "[...]Ho gradito assai la tua lettera anche per l´interesse che prendi nella mia salute. Si, non sto male ma i miei nervi mi tormentano e non puol essere diversamente vedendo Teresa [Orsini in Barberini, sorella di Beatrice] in quello stato. Confido in Dio e Maria S.sma che diino la salute a questa povera figlia e non faccio che gran monasteri e domande orazioni, sei madre e conosci cosa è l´amore delle madri per le figlie e figli. Io poi vi amo tutti in modo straordinario [...], prega anche te e fai pregare i tuoi innocenti figli. Grazie a Dio stiamo tutti bene e la balia va bene e Maria ha ripreso il suo bere dopo 15 giorni di sofferenze [....]. Abbraccia i miei cari nipoti ed a Giggi due belli sciaffi ma di buona grazia che lo rivedrò più impertinente del solito senza scomporsi. Saluto tutti ti abbraccio ti benedico Papà lo stesso di cuore. Aff.ma madre Maria Luisa."
b. 46, fasc.7
sec. XX
Nella lettera Teresa Gerini Torlonia informa la cugina dei suoi imminenti spostamenti che comprenderanno anche una visita di Roma in occasione delle future feste natalizie.
[1899] - [1900]
Documento autografo.
11 lettere. Le prime (1917-1918) sono pervase da un tono di grande preoccupazione per la sorte del figlio Giovanni impegnato sul fronte di guerra. In più di un´occasione la donna domanda l´intervento del nunzio per acquisire informazioni su alcuni figli di amici, probabilmente feriti o prigionieri di guerra, di cui non si conoscono le sorti. Le lettere successive alla fine della guerra sono intrise di gioia e di serenità per il ritorno del figlio e per gli avvenimenti che impegnarono la famiglia Sacchetti: il matrimonio di Giovanni con Matilde Lante Della Rovere e la nascita della loro bambina.
1917 giugno 22 - 1921 novembre 6
Delega di scrittura.
Note: L'archivio non conserva le lettere originali ma le copie delle 11 lettere inviate da Teresa Gerini a papa Pacelli. Le lettere originali inviate da Teresa Gerini a papa Pacelli sono conservate presso l´Archivio Storico del consiglio per gli affari pubblici della Chiesa. Intorno al 1985, a seguito del riordinamento dell´archivio, emerse il carteggio fra i due personaggi; copia delle lettere della marchesa fu recapitata alla famiglia Sacchetti.
Trascrizione: Lettera 28 dicembre 1917. " [...] la ringrazio tanto della Sua lettera, che giunse per portarmi i suoi graditi auguri per S. Teresa e la ringrazio e le sono grata del suo buon ricordo. Giovanni per ora è sempre a Pinerolo, dove oltre al suo servizio, ha ora anche un Corso d´Istruzione da fare. Speriamo tutto questo finisca presto per l´intercessione di Maria SS. e che tutti questi nostri poveri figli, tornino alle loro famiglie sani e salvi! [...] Quando avremo il piacere di rivederla? Scrivo poco, perché non è facile arrivarci, ma il mio pensiero Le è spesso vicino, e immagino tutto il d´affare che avrà. Siamo preoccupati per un vecchio amico di Giovanni di cui non si arriva ad avere notizie. Il Maggiore [Altavita] di Cavalleria Regg. Novara, cha ha combattuto Pozzuoli Friuli dal 25 ottobre. Se Le fosse possibile rintracciarlo tra i prigionieri, ci farebbe cosa gradita, e una grande carità ai genitori, che poveretti non vivono più.[...]". Lettera 10 luglio 1918. "[...] La ringrazio moltissimo della sua lettera e delle altre che ho mandato a distinazione, e che avranno dato una felicità grande! Le sono gratissima per gli auguri e il ricordo al mio car.mo Giovanni e lui incarica ringraziarla tanto. Sono molto in pena per lui perché da 19 giorni è stato sbalzato in zona d´operazione in un reggimento [direzionale ] di Cavalleria, che sono i peggiori per fatica e i più esposti, perché combattono per intero e in qualunque corpo d´Armata ce ne sia bisogno [appiedati] o caricando. Spero tanto il signore mi farà la grazia di farlo levare di lì e prego anche Lei Gent.mo Monsignore a fare per lui memento speciale nella S. Messa! Tutti a Pinerolo hanno rimpianto la sua partenza, soldati graduati e colleghi e ho avuto delle belle lettere in questo senso. E' un ragazzo che non si risparmia innanzi al dovere e questo più mi preoccupa in questa vita faticosa e di disagi, pervia della salute. Ho fiducia nel Signore e in Maria Ss. Che lo saleveranno e libereranno da ogni male![...]" Lettera del 14 agosto 1918. " [...] Scusi se ho tardato tanto a ringraziarla della Sua lettera, di buoni auguri, e di tutti quello che ha fatto per il mio raccomandato C.te Pozzo di Borgo. Ma ho avuto uno spiacevole incidente. Sono caduta dalla carrozza, battendo violentemente la testa e questo mi ha tenuto a letto intontita parecchi giorni. Adesso grazie a Dio sto bene. Come avrà saputo, ho avuto la grande consolazione di riavere Giovanni a casa, perché richiesto dal S. Padre. E' stata una gran grazia di Dio, perché gli strapazzi e l´aria cattiva [...] che aveva, mi tenevano molto angustiata![...]" 10 giugno 1919. "[...]Avrà forse saputo il matrimonio di Giovanni avvenuto il 5 dopo solo due mesi di fidanzamento con D. Matilde Lante Della Rovere. Sono innamoratissimi ed incantati entrambi, e mai ho visto matrimonio più sereno, tranquillo e felice! Dio gli benedica , lo meritano entrambi essendo due gran bravi figlioli. Adesso se ne stanno per un po´ di giorni a S.ta Marinella poi andranno sulla montagna Pistoiese.[...]". 10 lettera Luglio 192. "[...] La ringrazio della Sua cartolina e degli auguri al mio Giovanni che tanto gli ha graditi e le scriverà quanto prima. Noi grazie a Dio stiamo tutto bene, la piccola Beatrice ha finito 1 anno il 29 scorso e aspettiamo per Settembre un fratellino o una sorellina; ha un carattere delizioso ed è molto intelligente. Le noie le seccature e le preoccupazioni non mancano, la prego Gent.mo Monsignore di volere raccomandarci al signore onde possiamo stare un po´ tranquilli [...]Giovanni si occupa molto e bene dei suoi affari, e spero il Signore l´aiuterà e lo premierà per la sua bontà, rettezza e attaccamento a tutti i suoi doveri di Cristiano, di figlio, marito, padre e uomo onesto [....] non perché è figlio mio, ma davvero devo ringraziare Iddio, che in mezzo a tanti dolori cha ho avuto nella vita, mi ha compiaciuto con questo figlio Iddio lo benedica e lo protegga e lo conservi lungamente alla sua la simile a lui. Lei Monsignore come sta? Non c´è speranza di vederla presto da questa parti? Mi farebbe tanto piacere di rivederla e fare qualche buona chiacchierata su tante e tante cose che è impossibili di scrivere [...]".
b. 51, fasc.2
sec. XVII
9 lettere inviate da Caterina Forna Tassoni Estense al cardinale Giulio Sacchetti che riguardano alcuni affari economici in comune tra i due personaggi. Nelle lettere vengono trattate questioni finanziarie legate all´affitto di alcune proprietà relative alla gestione del bestiame e del giusto impiego delle sementi. E interessante notate che di questi problemi viene informato anche il duca di Modena di passaggio per Mirandola. In una lettera del 20 settembre 1644 la marchesa informa il cardinale di essere in procinto di partire per Loreto ma, temendo le conseguenze del viaggio, lascia una serie di disposizioni.
1644 gennaio 20 - 1649 settembre 4
Scrittura attribuita.
Trascrizione: Della Mirandola, 20 gennaio 1644. " [...] quando io pregai V. Em.a Rev.ma si volesse compiacire ch´io pigliassi ad affitto le sue possessioni et già il Barbiere glel´havria [ rinontiate ],et così M. Sig.r Prospero Forni m´ ha fatto consegniare gli Bestiami che sono per il Capitale di d.te Possess.i, et il prezzo che per che pagava d.to Barbiere, per la prima locatione era de lire due milla et otto, [...] che così [...] V. E. li acordò con d.to Barbieri quando fu a Bolog.a , se V. E. haverà gusto che li mandi la notta delli Bestiami et semente che ci son gliela manderò sub.o e farò pagamenti Conforme faceva d.o Barbiere et questo serva per farli humiliss.a riverenza". Della Mirandola, 3 marzo 1644. "[...] Mando all´E.ma Rever.ma la lista delli Bestiami che si ritrova essere nelle possessioni della Cà di Coppi di V.Em.a et subito che mi manderano la notta delle semente gliela manderò, per rispetto delle possessioni sono state mali tenutte et in particolare quela de la Cà di Copi esendo statta disfatta di molti Arbori che sono andatti amale, et mi vorebe molti [denari] et alberi forti per rimetterla per tanto V.E.ma veda quelo che vole che li faria [...] che il Guerra provederà de tutto[...]. Quando il S.r Duca di Modena venne da Venetia pasò per qui dela Mirandola et io gli fece dare un Memoriale in nome di V.Em.a et mia acciò ci facesse gr.a di farci un delle Raggioni del C.o di San Secondo che ha delle possessioni dele Cà di Copi per li sei milla Duc.ni che si sborsarono a mia fig.la, delli qualli tre milla erano della bona memoria dela Beatrice et il d.to Co.o di San Secondo promesse nell´Istrom.o Dottale che venendo il caso de restitutione di restituirli sopra d.ti beni et il Baracha diede il consenso in nome di S. A. di Modena come consigliere di S. A et se V. Em.a li contenta il pensier miei è di levar il Dottor Sett. Per procurar dt.i tre milla Duc.ni et quando haverem li nostri tre milla ducatoni seli donarà poi qualche cosa. Supp.co a V.E.ma il volerme havisar se ha mai datto quelli denari al fratello qui della d.a Duchessa perché io li fece una scritura di obbl.e di restituirli d.ti denari ogni volta che V.E. non li havesse pagatti et così se V. Em.a ha pagati lo mi farà gratia di avisarmi perché voglio farmi restituiri detta scrittua di obb.ne, et in caso havese de pagare denari per il Co. Hotavio Pietri .per il despachio dela Prepositura la mi farà onore di havisare prima in che monetta me li haverà da pagare qui et la quantità aciò non ricevi dano niuno[...]". Campo Santo, 20 settembre 1644. " Avendo veduto che le mie orationi non sono state esaudite ho sentito un dolore tanto grande come quando restai vedova, sapia S.r mio che feci voto che di questi denari che o a Roma ce reusiva il mio desiderio si dasero subito alli frati della Santiss.a Trinità acio riscotesero tanti cristiani che sono schiavi et ce non riusiva concedese a V. E. R.a la sanità e Longa vita che io avria lasiato questo denaro acio posa multiplicare sina a cinque milla Ducatoni et al fin di questo tempo in perpetuo queli fruti delli cinque milla Ducatoni in memoria delle cinque piag.e del Giesù si riscota ogni anno di questi [s]chiavi. Dio li conceda dunque longa vita et sanità a V. E. et la suppl.co a fare questo scrito per suo utile et mio discarico di consienza hò volsiuto avisare della mia obligatione perché la Infanta Maria per due volte mi ha mandato a pregare di voler essere sua compagna nel viagio di Loreto vestita di pelegrina et sono vechia o paura di morire per questi gran caldi prima di partire lasierò una police al S.r Prospero Forni aciò li S.ri Coradini pagano 884 Lire a Natale et a Pasqua altre 884 per che il Barbiere pagano ogni anno lire 1768 et la prima paga avria da eser a pasqua, ma perché le sono tanto serva voglio prinsipiare a Natale potrà dunque disponere come ce fosero in banco deti denari delle spese che si farano per benefitio delle posesiò che proqurerò siano il meno che si potrà. Le manderò poi in sua mano aciò me si facia pagare al D.to S.r Prospero et per fine le facio humiliss.a riverenza di Campo Santo li 20 settembre 1644 [...]".